C’è un giudice a Piazzale Clodio che sente il “peso specifico della decisione” (di Riccardo Radi)

Si, Riccardo, ci vediamo domani in aula … nel primo pomeriggio, così mi chiarisci il tema dell’intervento al convegno, non sono sicuro di poter partecipare ma ti ascolto volentieri”.

Chiudo la conversazione telefonica con un certo entusiasmo, il giudice non ha mai partecipato a convegni e sono almeno 20 anni che è a Roma.

L’indomani entro nell’aula e apprendo che si è appena ritirato per una decisione.

Mi siedo in un angolo e osservo quanto possono essere disadorne e spoglie le nostre aule di giustizia, sedie con braccioli pendenti, scrivanie fatiscenti, eppure si spendono e spandono soldi per lavori che non contemplano mai delle nuove sedie e scrivanie per avvocati e pubblici ministeri.

Il tempo passa e dalla camera di consiglio tutto tace, i minuti diventano ore e nell’aula i pochi presenti si spazientiscono, ognuno preso dai propri impegni o incombenze da rimandare.

Anch’io attendo ma conoscendolo mi sono portato il lavoro da studio e messo l’animo in pace, ho preso a studiare i processi per l’indomani.

Quando lo studio è completo e la speranza di vederlo uscire sembra oramai vana si sente il suono della campanella ed entra il giudice.

Legge il dispositivo e alla fine prova a scusarsi per l’attesa ma il pm e i due avvocati sono già spariti

Mi avvicino e gli dico “Non cambi mai, possibile che ogni volta è un tormento?

Mi guarda accennando un sorriso, mentre saluta la cancelliera che esce dall’aula trafelata: “Caro Riccardo, quando sono in camera di consiglio porto con me il terribile peso specifico del compito della decisione.

Più si decide e più cresce il timore di sbagliare e di non aver saputo cogliere l’essenza profonda dei casi umani che si presentano.

Del resto avvertire la propria inadeguatezza è forse l’unico modo per poter continuare questo lavoro fino alla fine, arrivare a sentirsi il peggiore degli uomini e corresponsabile del male che ci sfila davanti, mi sa che Dostoevskij aveva ragione”.

Rispondo ridendo “Spero che non accada ma se dovesse accadere mi auguro che sarai tu il mio giudice”.