Politica e magistratura: uno scontro tutt’altro che titanico (di Vincenzo Giglio e Riccardo Radi)

Il sondaggio di Nando Pagnoncelli per Il Corriere della Sera

Sull’edizione odierna del quotidiano Il Corriere della Sera è apparso un articolo a firma di Nando Pagnoncelli, Il sondaggio di Pagnoncelli, magistratura: italiani divisi, ma oltre il 50% vede fini politici, consultabile a questo link.

Proviamo a riassumerne i contenuti, chiarendo fin d’ora che la differenza tra la somma delle percentuali indicate e la totalità è rappresentata dall’aliquota del campione intervistato che non sa o non vuole rispondere.

…Trend della fiducia nella magistratura

Attorno al 2011 e immediatamente di seguito nel periodo del governo tecnico di Mario Monti, la percentuale di italiani che avevano fiducia della magistratura si aggirava attorno al 67%.

Dieci anni dopo, mentre ancora si scontavano gli effetti del caso Palamara e lo sconcerto per le pratiche consociative in voga presso il CSM, quella percentuale era crollata al 38%.

Oggi si aggira attorno al 45%, percentuale cresciuta di recente, per un probabile collegamento al clima conflittuale seguito alle dichiarazioni del ministro Crosetto.

…Credibilità attribuita alle tesi di Crosetto

Il 22% dei connazionali è convinto che sia all’opera un gruppo organizzato di magistrati che intendono opporsi attivamente al Governo.

Il 35% la pensa in modo abbastanza simile con l’unica differenza di essere convinto che l’opposizione, pur esistente e originata da fini politici, non sia condotta in modo organizzato.

Sul fronte opposto, il 13% crede che non vi sia alcuna opposizione.

…Come avrebbe dovuto comportarsi Crosetto

Il 32% crede che il ministro abbia fatto bene a rivolgersi direttamente all’opinione pubblica mentre il 30% è convinto che, equivalendo le sue accuse a possibili reati, avrebbe dovuto rivolgersi solo alle autorità istituzionali competenti.

…Le cosiddette pagelle dei magistrati

Il 36% degli intervistati le approva, il 26% le disapprova.

…Serve al Paese lo scontro tra politica e magistratura?

Il 39% pensa di no, il 30% lo ritiene utile al fine di accertare definitivamente l’esistenza di una magistratura politicizzata.

Qualche considerazione

Partiamo dal dato che ci pare essenziale: meno di metà degli italiani ha fiducia nella magistratura.

È un dato preoccupante per ragioni così ovvie da non doverle specificare.

Ci sentiamo di azzardare un’ipotesi: se il sondaggio di Pagnoncelli fosse stato onnicomprensivo e avesse pertanto incluso, tanto per fare un esempio, anche il giudizio degli italiani sulla tempestività e sulla qualità delle decisioni giudiziarie e quindi sulla capacità della magistratura di dare ai consociati le risposte che le spetta di dare, probabilmente quel 45% di fiducia lascerebbe il posto ad un percentuale ben più bassa e ci sarebbe quindi da preoccuparsi ancora di più.

Data questa premessa, e continuando per ora a mantenere un focus esclusivo sulla magistratura, sembra destinata a perdere peso e valore la posizione di quei magistrati e di quei gruppi associativi della magistratura che rivendicano fieramente il compito del terzo potere di tutelare i diritti essenziali dagli assalti degli altri poteri oltre che da quelli della criminalità vecchia e nuova.

In altri termini: come si fa a identificarsi nei difensori dei diritti (rivendicazione nobilissima, ovviamente) se si fa fatica addirittura, soprattutto nelle aree territoriali più fragili del Paese, ad emettere un decreto ingiuntivo in tempi decenti, se si usa e abusa così tanto delle misure cautelari da avere riempito le carceri come ai tempi della sentenza Torreggiani, se restano costanti ed elevati i tassi di errore giudiziario, se la prevedibilità e la stabilità della giurisdizione sono messe in crisi?

Se si passa al versante politico, il discorso va posto in termini di stupore.

Stupisce che una maggioranza solida, salita al potere sulla base di un esito elettorale inequivocabile, debba temere complotti veri o presunti della magistratura o di singoli magistrati e, temendoli, debba affidarsi a comunicati vaghi e allusivi piuttosto che a denunce circostanziate.

Stupisce che preferisca affidarsi a sortite estemporanee e ad effetto piuttosto che a programmi chiari di riforma condivisibile della giustizia.

Stupisce che si muova come nel gioco dell’oca, un passo avanti e tre indietro, secondo logiche giornaliere tarate sull’ultimo sondaggio piuttosto che visioni di lungo periodo.

Questo è il quadro d’insieme che ci pare di scorgere ed è davvero scoraggiante.

D’altro canto, quella cui assistiamo è l’ennesima rappresentazione di uno spettacolo che si ripete immutato e consunto da decenni: nulla di nuovo sotto il sole.