La direttiva “Iniziative di prevenzione e sicurezza urbana” (allegata al post) sottolinea l’importanza di individuare, con apposite ordinanze, aree urbane dove vietare la presenza di soggetti pericolosi o con precedenti penali e poterne quindi disporre l’allontanamento.
Sottolineamo il rischio concreto di limitazione delle libertà fondamentali dei cittadini.
Nella direttiva, in sostanza si invitano i prefetti a individuare, con apposite ordinanze, aree urbane dove vietare la presenza di soggetti pericolosi o con precedenti penali e poterne, quindi, disporre l’allontanamento.
Viene in tal modo esteso ad altre città questo strumento già in uso a Firenze e Bologna dove complessivamente, negli ultimi 3 mesi, sono stati 105 i soggetti destinatari di provvedimenti di allontanamento su 14mila persone controllate.
Sul sito del Ministero dell’Interno si legge che: “Il ricorso alle cosiddette “zone rosse” rientra nella più ampia strategia volta a garantire la tutela della sicurezza urbana e la piena fruibilità degli spazi pubblici da parte dei cittadini.
Tali ordinanze sono particolarmente utili in contesti caratterizzati da fenomeni di criminalità diffusa e situazioni di degrado, come le stazioni ferroviarie e le aree limitrofe, nonché le “piazze dello spaccio”, dove sono già in atto le operazioni interforze ad alto impatto.
Le misure potranno essere applicate anche in altre aree urbane, come le zone della movida, caratterizzate da un’elevata concentrazione di persone e attività commerciali e dove si registrano spesso episodi di microcriminalità (furti, rapine), violenza (risse, aggressioni), vandalismo, abuso di alcol e degrado.
In vista del Capodanno, l’applicazione delle “zone rosse” rappresenta inoltre un ulteriore efficace strumento per rafforzare i controlli nelle aree di maggiore affluenza, anche in occasione dei numerosi spettacoli e manifestazioni previste”.
Le misure “potranno essere applicate anche in altre aree urbane, come le zone della movida, caratterizzate da un’elevata concentrazione di persone e attività commerciali e dove si registrano spesso episodi di microcriminalità (furti, rapine), violenza (risse, aggressioni), vandalismo, abuso di alcol e degrado”.
Si segnala che a Milano, la Camera penale critica l’istituzione delle aree speciali per i Daspo urbani decisa per tre mesi dalla prefettura.
La Camera penale di Milano critica l’istituzione delle “zone rosse” in città.
Un rischio per “le libertà fondamentali dei cittadini” e puntano il dito contro scelte “ispirate da logiche securitarie e accompagnate da campagne emergenziali”.
L’allontanamento di persone già segnalate “è contrario al principio della presunzione di non colpevolezza e anche al buon senso”
