L’avvocato anticassa (di Giovanna Bellizzi)

L’avvocato anticassa si distingue in due categorie:

-quello che si lamenta, borbotta, si arrabbia ma poi al momento della contestazione ha mille e improrogabili impegni che gli impediscono, suo malgrado, di partecipare alla lotta. Ma è bene che lo facciano gli altri ai quali, l’avvocato anticassa teorico, invia i suoi solleciti, il suo sostegno e a volte, le sue polemiche per non aver inciso particolarmente con la protesta.

Poi c’è l’avvocato anticassa in lotta perenne.

Egli è il Che Guevara della lotta anticassa forense, sempre pronto a protestare, a contestare, a riunire, ad arringare le folle spaurite.

Lui, l’avvocato Che Guevara è indefesso, determinato, battagliero, coraggioso e quando parla delle questioni previdenziali e assistenziali e dello stato della Cassa Forense, ci ricorda i sindacalisti della prima ora, quelli che ancora non facevano i comizi con il cappotto di Loden ma entravano nelle fabbriche.

Ma in fondo, e a ben vedere, l’avvocato Che Guevara è comunque un collega che giustamente unisce alla protesta anche la rivendicazione politica perché, secondo lui, solo diventando avvocati politici potremo essere ascoltati da altri avvocati politici.

Ed in fondo ha ragione perché gli avvocati politici non hanno, sino ad ora, mai rappresentato gli interessi della classe forense e noi non abbiamo ancora capito se non ci sono mai riusciti perché erano troppo politici per farlo, oppure perché erano troppo avvocati.

Non resta che riproporre, secondo l’avvocato anticassa, ancora una volta, lo schema dell’avvocato politico che ci rappresenti alla Cassa e per riuscire a tutelare gli interessi della categoria seguendo così uno spot delle gomme da masticare un po’ datato ma sempre attuale: “ritenta e sarai più fortunato”.