Beniamino Zuncheddu a un passo dalla libertà: parla l’avvocato Mauro Trogu (di Riccardo Radi)

Ringrazio l’avvocato Mauro Trogu che ha rilasciato a Terzultima Fermata le sue impressioni dopo l’udienza di ieri davanti alla sezione 4 della corte di appello di Roma.

Ieri sicuramente è stata un passaggio decisivo verso il riconoscimento dell’innocenza di Beniamino Zuncheddu.

Oggi tutti si chiedono perché quest’uomo non è stato ancora liberato e proprio Mauro Trogu ci aiuterà a capire i prossimi sviluppi della vicenda che finalmente è uscita dall’ombra e dalle stanze dei tribunali ed ha un eco nei mass-media.

Prima delle parole del collega Trogu che ci svelerà i prossimi passaggi, un breve resoconto di quanto avvenuto in aula a Roma.

L’udienza è iniziata alle 14,30 ma una serie di intoppi per i collegamenti esterni in video ha ritardato l’inizio alle 15,25 (ci chiediamo se non fosse il caso di predisporli in anticipo) quando in aula è entrato Luigi Pinna, l’accusatore di Zuncheddu.

Pinna porta sul corpo i segni di quanto accaduto nel gennaio del 1991 a Sinnai, ha la gamba sinistra offesa e siede sulla poltrona dei testimoni mostrando immediatamente tensione.

Si percepisce la sua agitazione, tra le mani ha un fazzoletto che non lascerà mai nel corso dell’esame.

Ieri ero seduto vicino al procuratore generale Piantoni ed ho avuto il signor Luigi Pinna alla distanza di un metro o poco più.

Ho potuto seguire il suo tormento e il lento percorso che lo ha portato a raccontare una verità celata per 33 anni.

La postura sulla sedia è indicativa ed è la riprova dell’importanza dell’udienza in presenza per poter percepire anche il linguaggio del corpo che spesso rivela molto più delle parole.

L’inizio è titubante, Luigi Pinna prova a gettare una cortina fumogena richiamando racconti di persone che non ci sono più (Libero Fadda in primis) ma alle domande del Procuratore Generale dott. Piantoni che gli chiede conto del contenuto delle intercettazioni ambientali ha un sussulto e il suo volto diventa terrorizzato.

Il dottor Piantoni chiede a Luigi Pinna come mai quando è stato convocato in Procura nel 2020 ha manifestato la paura di essere arrestato? Perché avrebbe dovuto essere arrestato?

Ricordo che Luigi Pinna viene intercettato in auto e nelle conversazioni con la moglie che lo accompagna dice: “volevano che io dicessi … volevano che io dicessi per forza che Marieddu mi ha mostrato una foto prima … non capisci: volevano che io dicessi per forza quello. Quello è accaduto! E loro lo hanno ben capito che è così, la verità”.

Il passo è così drammaticamente esplicito che risulta inutile ogni commento o parafrasi.

Un’altra frase di Pinna sembrerebbe suggerire la stessa conclusione: “sulla questione che … che inizialmente ho detto che … laa … la calzamaglia …. Non se la sono bevuta”.

Due passaggi rivelatori: il teste oculare, le cui dichiarazioni sono state cruciali per la condanna di Beniamino Zuncheddu.

Nell’aula cala un silenzio assordante, siamo tutti con il fiato sospeso perché il processo di revisione è giunto ad una svolta … il silenzio di Pinna si prolunga ed è già una confessione ma non basta servono le sue parole.

Interviene il presidente Monteleone che lo richiama e lo sprona ad avere il senso di giustizia dopo tanti anni a questo punto Luigi Pinna balbetta “Mi ha fatto vedere la foto”, sono le 16,45 e l’aula ha un soprassalto.

Luigi Pinna continua e dichiara che nel gennaio del 1991 l’assassino aveva il volto coperto da una calza di donna e che a distanza di giorni dopo aver interloquito molte volte con Mario Uda si convinse a modificare quella circostanza, affermando che l’aggressore avrebbe agito a volto scoperto e non solo la foto di beniamino Zuncheddu gli venne mostrata proprio da Mario Uda.

Il processo nei confronti di Beniamino Zuncheddu si è basato sul riconoscimento operato da Pinna.

A questo punto sembrerebbe essere crollata la prova regina e dovrebbero esserci tutte le condizioni per rimettere in discussione ciò che veramente successe nella cosiddetta strage di Sinnai, avvenuta nel cagliaritano l’8 gennaio 1991.

Quel giorno, in prossimità di un ovile in territorio di Sinnai, vennero uccisi Gesuino Fadda, proprietario dell’ovile, suo figlio Giuseppe e il pastore Ignazio Pusceddu e venne ferito Luigi Pinna, il teste sopravvissuto al massacro.

Inizialmente Pinna raccontò che l’assassino aveva il volto coperto da una calza da donna e quindi non era in grado di riconoscere l’autore.

Le sue dichiarazioni vennero raccolte dal carabiniere Angelo Calabrese nell’ambulanza che conduceva il Pinna in ospedale.

Passarono i giorni e il testimone cambiò versione: raccontò di poter riconoscere l’aggressore che in realtà non avrebbe avuto il volto travisato.

In un riconoscimento fotografico indicò Beniamino Zuncheddu quale autore della strage.

Seguì la condanna di costui all’ergastolo.

Ieri in aula si è avuta conferma della bontà delle perplessità riportate nelle 125 pagine della richiesta di revisione, che ricordiamo è della Procura Generale di Cagliari a firma dell’ex procuratrice generale Francesca Nanni.

L’unico teste oculare della strage di Sinnai ha dichiarato il falso quando ha affermato di aver visto in volto l’assassino.

La Procura nella richiesta di revisione aveva puntato il dito contro il sopravvissuto (cui attribuisce una “falsa testimonianza”) e chiama in causa anche un ex sovrintendente di Polizia, tale Mario Uda, che avrebbe “sviato le indagini convincendo” Pinna “a dichiarare il falso”. Questi “forse si era convinto che Zuncheddu fosse colpevole” sulla base di fonti confidenziali e avrebbe “inquinato” le indagini facendo pressioni di vario tipo al teste oculare.

L’inquinamento delle indagini si sarebbe concretizzato quando fu mostrata al testimone la fotografia del pastore di Burcei “in anticipo” rispetto al riconoscimento ufficiale avvenuto circa dopo 40 giorni i fatti davanti al PM. Se così fosse, “l’unica fonte di prova” a carico di Zuncheddu sarebbe “inattendibile” pur rappresentando la “prova regina per la condanna”.

Tali dubbi ieri sera a Roma hanno avuto conferma e Luigi Pinna non ha potuto che confermare il contenuto delle intercettazioni a suo carico.

L’udienza è proseguita con la deposizione di Mario Uda che ha negato fermamente di aver posto in visione la foto di Zuncheddu a Luigi Pinna.

Ci sono stati momenti drammatici quando Uda è stato controinterrogato dall’avvocato Mauro Trogu che ha fatto emergere le discrepanze tra quanto dichiarato da Uda nel 1991 davanti al tribunale di Cagliari e quanto sostenuto ieri davanti alla Corte di appello di Roma.

In aula non è volata una mosca e l’udienza si è protratta fino a notte fonda quando il presidente Monteleone alle ore 23,30 ha detto stop ed ha rimandato a dicembre per il prosieguo.

Tutti erano stremati e l’avvocato Mauro Trogu finalmente ha potuto segnare un punto cruciale a favore per far dichiarare e riconoscere l’innocenza di Beniamino Zuncheddu.

A questo punto Beniamino Zuncheddu verrà scarcerato?

La domanda che tutti si pongono e che rigiriamo a Mauro Trogu che ci risponde: “Ieri sono stato tentato di chiederlo ma era quasi mezzanotte ed eravamo tutti provati e stremati per quanto accaduto in aula”.

Mauro, come ti sei sentito quando Pinna ha confermato quanto sostieni da anni e cioè che al momento del fatto non aveva potuto vedere il volto dell’assassino e che il riconoscimento era viziato?

Ho tremato e il mio sguardo è andato verso Beniamino che sono 33 anni che si trova in carcere, non riesco a darmi pace e sono anni che mi batto per trovare giustizia”.

Adesso quando ci sarà la prossima udienza in corte di appello a Roma?

L’udienza è stata rinviata a martedì 21 novembre e dobbiamo sentire altri tre testi di contorno”.

Pensi che la Corte di appello scarcererà Beniamino Zuncheddu prima della conclusione della revisione?

Potrebbe farlo e spero che avvenga senza tralasciare che attendo anche la risposta del tribunale di sorveglianza di Cagliari, quindi sono fiducioso”.

Allora ci vediamo il 21 novembre e incrociamo le dita.