Sono avvocato: per alcuni basta scriverlo sulla carta d’identità (di Riccardo Radi)

Essere o non essere avvocato … il dubbio amletico viene superato con un semplice stratagemma da una “collega” che ha esercitato senza titolo per anni nel foro di (…).

La trovata è semplice: è bastata un’autodichiarazione in sede di richiesta e rilascio della carta d’identità.

La Cassazione sezione 6 con la sentenza numero 44148 depositata il 2 novembre 2023 ha esaminato la questione della configurabilità dei reati di truffa ed esercizio abusivo della professione di una intraprendente “avvocata” che esibiva la carta d’identità per “dimostrare” la sua qualifica.

La vicenda avviene a (…) dove M. E. S. è stata tratta a giudizio per rispondere dei reati di truffa e di esercizio abusivo della professione di avvocato, commessi dal giugno 2015 al febbraio 2018.

Il Tribunale, con sentenza emessa in data 17 novembre 2021, all’esito del giudizio dibattimentale, ha condannato l’imputata per i delitti alla stessa ascritti, ritenuti avvinti dalla continuazione, alla pena di sette mesi di reclusione ed euro 11.000,00 di multa, oltre al pagamento delle spese processuali.

Nel ricorso in cassazione si deduceva che non sussisterebbe il reato di cui all’art. 348 cod. pen., in quanto non sarebbe stata acclarata, né la mancata iscrizione dell’imputata in un apposito albo, né l’esercizio continuativo dell’attività di avvocato, posto che nessun mandato sarebbe stato conferito all’imputata dalle persone offese.

La cassazione nel dichiarare inammissibile il ricorso si sofferma sulla spendita del titolo professionale: “l’imputata ha speso l’inesistente titolo professionale, ponendo in essere condotte tipiche dell’esercizio della professione legale.

La sentenza impugnata ha non certo illogicamente accertato che l’imputata, indipendentemente dal conferimento di mandati scritti, si è qualificata come avvocato con le parti lese, mostrando la carta di identità che recava questa qualifica, e con i legali delle controparti; la ricorrente ha, inoltre, posto in essere continuativamente atti tipici della professione forense (la proposizione di incidenti di esecuzione e di ricorsi al TAR, la partecipazione a trattative con avvocati nel corso di un processo di separazione giudiziale, attività di consulenza legale), pur non avendo titolo alcuno per esercitare tale professione”.

Della serie carta canta e non basta scrivere di essere avvocato sulla carta d’identità.