Indagine conoscitiva sulle intercettazioni a cura della Commissione Giustizia del Senato: il documento conclusivo (di Vincenzo Giglio)

Nella seduta del 20 settembre la Commissione Giustizia del Senato della Repubblica, presieduta dalla Senatrice Giulia Bongiorno, ha approvato il documento conclusivo, classificato come Doc. XVII n. 1, della propria indagine conoscitiva sulle intercettazioni.

Il documento, oltre a chiarire le finalità dell’indagine e le attività compiute, contiene una ricognizione anche in chiave comparatista dell’attuale disciplina normativa delle intercettazioni.

L’attenzione della Commissione si è specificamente focalizzata sul bilanciamento degli interessi coinvolti e sull’impatto dell’evoluzione tecnologica sia nelle strategie e nelle prassi criminali che nella reazione istituzionale.

La parte di maggiore interesse, alimentata dall’audizione di numerosi esperti e pratici, è individuabile nel giudizio di inadeguatezza dell’attuale disciplina e nella conseguente necessità di revisionarla, nell’insufficienza delle dotazioni tecnologiche assegnate agli apparati istituzionali, nella inevitabile dipendenza di questi ultimi da operatori privati, nella presenza di aree di rischio sia riguardo alla divulgazione illecita dei dati acquisiti tramite le intercettazioni e gli altri strumenti di ricerca delle prove digitali, sia riguardo alla protezione dell’integrità dei dati medesimi.

Ne viene fuori dunque un quadro complessivo in cui all’irrinunciabilità di uno strumento investigativo prioritario nelle strategie degli uffici giudiziari inquirenti si accompagnano le preoccupazioni di scongiurarne usi illegittimi o illeciti e di attingere alle tecnologie più avanzate senza tuttavia permettere che ne derivino rischi per i diritti e le libertà essenziali dei cittadini.

Affiora inoltre ben più che negli anni passati, ed è un aspetto apprezzabile, la consapevolezza che la capacità intrusiva delle intercettazioni nella vita delle persone può essere giustificata solo ove si proceda per fattispecie incriminatrici poste a tutela di beni e diritti di importanza essenziale e tali non sembrano essere i reati contro la pubblica amministrazione.

Un documento significativo, dunque, il cui contenuto potrebbe ispirare riforme di vasta portata.

Lo rendiamo quindi disponibile per i lettori, raccomandandone vivamente la lettura.