All’avvocato non è concesso ammalarsi (di Riccardo Radi)

Oggi un collega di Roma è stato tamponato violentemente mentre si recava in auto in Tribunale per un processo.

Rimasto seriamente ferito, è stato condotto in ambulanza in ospedale e la sua unica preoccupazione è stata avvertire il giudice della sua impossibilità a presenziare l’udienza.

La situazione è l’emblema di una verità ineludibile agli “avvocati non è concesso un doppio modo di lavoro: a tempo pieno o a frazioni ridotte e dosate”, così scriveva Alfredo De Marsico.

Dal passato al presente un filo unisce le storie dell’avvocatura, il filo del senso del dovere e dell’impegno da mantenere nei confronti dell’assistito.

Quel senso del dovere che è ben rappresentato dall’avvocato con un collare al collo e con la testa sanguinante mentre sdraiato sulla lettiga in ambulanza si scatta delle foto ed invia il tutto in un gruppo WhattsApp di colleghi chiedendo di rappresentare le sue condizioni al giudice per perorare la richiesta di rinvio dell’udienza.

Il rinvio è stato concesso e questa lieve storia di avvocatura ci porta a riflettere su quanto scriveva Alfredo de Marsico “A noi, a ciascuno di noi, è prescritto un tratto di strada determinato: quando siamo all’ultimo pezzo, il dirupo ci ingoia, logori o ancora forti, vacillanti o saldi ancora sulle radici.

Ma, a parte ciò, riflettiamo agli avvocati non è concesso un doppio modo di lavoro: a tempo pieno o a frazioni ridotte o dosate.

Le esigenze dell’avvocatura sono governate dall’imprevisto: possono esservi periodi di stasi o di quiete e sopraggiungerne altri d’intensità parossistica, e, quando vengono bisogna darsi.

L’avvocato è tale finché è tutto: quando non può esserlo più scompare.

Io non posso, per il momento, sparire.

Mi asterrò da tutto ciò che può davvero esser pericoloso: viaggi lunghi e frequenti, soste in zone troppo fredde: ma più non potrò”.

Napoli, 28 settembre 1975, Alfredo de Marsico aveva 87 anni quando scrisse queste righe e arrivò fino all’ultimo dei suoi giorni con la consapevolezza che all’avvocato non è concesso.