Vi racconto una vicenda emblematica dove diritto, giornalismo e costume si intersecano.
Il 30 luglio del 1956, Il Borghese di Leo Longanesi pubblica sulla copertina del settimanale un disegno di una donna che si lava la schiena con una saponetta tricolore.
Oggi la faccenda farebbe ridere mentre allora fu un guaio grosso; come mi raccontò, davanti ad un piatto di fumante carbonara da me cucinata, Mario Tedeschi, l’ultimo direttore de “Il Borghese”.
La vicenda era su tutti i giornali e gli avvocati di grido fecero a gara per proporsi per difendere Leo Longanesi il direttore responsabile dell’allora quindicinale.
Il vilipendiatore scelse l’avv. Francesco Carnelutti che più degli altri s’era prodigato a farsi avanti.
Carnelutti lo fece assolvere, ma nessuno seppe mai quanto si irritò Longanesi quando arrivò la parcella.
Disse: “Mi ha voluto difendere e adesso pretende anche 50.000 lire.
Poi che cosa ha fatto? Mi ha detto solamente: lei non parli mai, stia sempre zitto; più parla e più s’inguaia”.
La vecchia strategia avvocatesca, ma sempre proficua, del buttarsi a “Santa Nega” come scriveva Trilussa.
