L’inchiesta perugina sui presunti dossieraggi in danno di politici e l’ennesima violazione del segreto investigativo (di Vincenzo Giglio)

L’estate non è veramente estate senza uno scandalo e se è giudiziario è meglio ancora.

Ed ecco che lo scandalo arriva con puntualità cronometrica.

Questa volta si parla di dossieraggi in danno di politici e vip di ogni genere che sarebbero stati compiuti nell’ambito di una primaria agenzia investigativa pubblica.

Andiamo per ordine con l’avvertenza che si tratta di un ordine provvisorio, cioè allo stato delle notizie diffuse finora dai mass-media.

Il 22 ottobre 2022 entra in carica il Governo presieduto da Giorgia Meloni. Ne fa parte come ministro della Difesa l’on. Guido Crosetto.

Il 27 ottobre 2022 Editorialedomani.it pubblica un articolo a firma di Giovanni Tizian e Emiliano Fittipaldi, titolato Così il nuovo ministro della Difesa Guido Crosetto ha incassato milioni di euro da Leonardo (a questo link per la consultazione).

Questo l’incipit: “Guido Crosetto ha incassato compensi notevoli dalla società del settore armamenti a partire dal 2014. Ha avuto compensi anche da una seconda azienda partecipata da Leonardo e Fincantieri in qualità di presidente. Conflitto di interessi? Sentito da Domani, Crosetto non nega di aver avuto compensi da Leonardo, ma spiega che era «lì come advisor in quanto presidente dell’Aiad. Per intenderci, io non avevo un ufficio a Leonardo, e non rispondevo a nessuno in Leonardo. Il mio compenso e il tipo di lavoro che svolgevo sono due cose distinte, nate dal fatto che il presidente dell’Aiad è indicato dalle aziende associate. Io sono stato indicato da Leonardo, che mi pagava per quell’incarico“.

Serve ricordare che Leonardo S.p.A. è una società a controllo pubblico: il ministero dell’Economia e delle Finanze è proprietario del 30,2% del suo capitale e lo Stato, a regime normativo vigente, vi esercita poteri speciali tali da assicurargli il controllo non solo formale ma anche sostanziale della società.

Quanto al business aziendale, Leonardo è un global player nei settori dell’aerospazio, della difesa e della sicurezza ed assume commesse da governi, istituzioni e aziende.

È strutturata in cinque divisioni: elettronica, elicotteri, velivoli, aerostrutture e cybersecurity.

Per la realizzazione dei suoi scopi, la casa madre si avvale di alcune aziende sussidiarie e opera altresì in joint venture con altre compagnie.

A sua volta l’AIAD (acronimo di Aziende italiane per l’aerospazio, la difesa e la sicurezza) è membro di Confindustria e, come si legge nel suo sito web, “accoglie la quasi totalità delle imprese nazionali, ad alta tecnologia, che esercitano attività di progettazione, produzione, ricerca e servizi nei comparti: aerospaziale civile e militare, comparto navale e terrestre militare e dei sistemi elettronici ad essi ricollegabili […] mantiene stretti e costanti rapporti con organi e istituzioni nazionali, internazionali o in ambito NATO al fine di promuovere, rappresentare e garantire gli interessi dell’industria che essa rappresenta“.

Sempre il giorno 27 ottobre 2022, il Fatto Quotidiano rilancia lo scoop di Editorialedomani con titolazione altrettanto puntuta: “Domani: “A Crosetto 1,8 milioni da Leonardo nel 2018-2021”. Il ministro non nega ma querela: “Unico metodo che i giornalisti intendono” (a questo link per la consultazione).

Veniamo adesso ai giorni nostri, con l’avvertenza preliminare che per la riassunzione della vicenda, diffusa e commentata da tutti i grandi quotidiani italiani, ci si avvarrà principalmente degli approfondimenti del Corriere della Sera, in particolare del reportage odierno di Giovanni Bianconi, titolato “Dossieraggio su vip e politici, dal 740 ai conti correnti: dentro il pc del maresciallo oltre cento nomi illustri” (consultabile a questo link). L’uso di fonti diverse sarà opportunamente segnalato.

Una prima cosa è certa: il ministro Crosetto ha mantenuto la promessa ed ha denunciato all’autorità giudiziaria la pubblicazione illegittima dei suoi dati reddituali e professionali.

Soccorre in tal senso una nota stampa diramata da Raffaele Cantone, procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Perugia (il testo è stato pubblicato ieri dal quotidiano Italia Oggi e lo si può consultare a questo link):

Effettivamente questo ufficio è titolare di un’indagine originata da una denuncia presentata nell’ottobre 2022 a Roma dal Ministro della difesa on. Guido Crosetto a seguito della pubblicazione su alcuni giornali di notizie riservate relative alla sua precedente attività professionale”, spiega una nota della Procura di Perugia, che aggiunge: “Le indagini svolte in un primo momento dalla Procura di Roma avevano portato ad individuare quale autore di alcuni accessi a banche dati pubbliche da ritenersi presumibilmente non leciti un appartenente alla Guardia di Finanza, in forza al Nucleo di polizia valutaria di Roma.  Il soggetto era stato doverosamente iscritto nel registro delle notizie di reato per il delitto di cui all’art. 615 ter c.p. e dopo l’interrogatorio dell’indagato, che aveva rivendicato la piena correttezza del suo operato, essendo emersi dalle investigazioni svolte anche ulteriori possibili accessi non leciti, il Procuratore della Repubblica di Roma, previa una riunione di coordinamento ed in pieno accordo con lo scrivente, trasmetteva, nell’aprile di questo anno, il fascicolo a questo ufficio, “per le valutazioni di competenza ai sensi dell’art. 11 bis del codice di procedura penale.  Da aprile l’ufficio sta proseguendo, in assoluta riservatezza, le indagini preliminari, che si sono ovviamente estese rispetto all’ipotesi originaria di violazioni di notizie riservate in danno del Ministro Crosetto e sono state già sentite numerose persone ed esaminata una rilevante quantità di documenti“.

Dal reportage di Bianconi menzionato in precedenza, oltre che dalla nota del procuratore Cantone, si apprende che l’indagato (di cui sono indicate le generalità ma che qui si omettono, nel rispetto della regola di tutela della privacy abitualmente usata da TF) è un sottufficiale della Guardia di Finanza, attualmente addetto al Nucleo di polizia tributaria di Roma ma in passato distaccato presso la Direzione nazionale antimafia.

In questa veste ed in quanto addetto al servizio delle operazioni sospette (SOS) segnalate dagli operatori del credito, il sottufficiale avrebbe consultato plurime volte le banche dati disponibili per finalità che sembrerebbero sospette. Una di queste consultazioni avrebbe riguardato l’attività di Guido Crosetto prima della sua nomina a ministro e sarebbe stata indirizzata verso le sue dichiarazioni dei redditi ed altri dati sensibili non meglio specificati.

Sempre da Bianconi si apprende che, nel corso del suo interrogatorio seguito ad una perquisizione, l’indagato avrebbe dichiarato di avere agito in ottemperanza ad un protocollo vigente presso la DNA e su ordine del sostituto procuratore nazionale (sono esplicitate anche le sue generalità ed anche in questo si segue la medesima regola) che sovrintendeva al servizio SOS.

Sennonché – osserva Bianconi – il complessivo lavorio dell’indagato non risulterebbe preceduto da alcuna richiesta di approfondimento di alcuna procura della Repubblica o seguito da segnalazioni di possibili illeciti.

Nascerebbe da qui il sospetto che si sia trattato in realtà di attività illecite compiute dietro l’usbergo della DNA che addirittura potrebbero essere state commissionate da entità esterne alla stessa.

Risulterebbe infine che Giovanni Melillo, attuale capo della DNA, avrebbe introdotto parametri ben più stringenti che in passato sulla metodologia degli accertamenti e delle verifiche a seguito di una SOS.

Come era prevedibile, la diffusione dell’indagine perugina ha provocato indignate reazioni da parte delle persone che figurano come parti lese dell’ipotizzata attività di dossieraggio.

Tra questi c’è il ministro Crosetto che ha scritto una lettera al Corriere della Sera (consultabile a questo link), lamentando non solo la gravità dei presunti illeciti compiuti in suo danno ma anche l’ennesimo scempio del segreto investigativo che, a suo modo di vedere, provocherà un grave danno all’accertamento della verità.

Si riporta l’inizio della lettera in esame, già sufficiente ad esprimere il senso generale della comunicazione del ministro:

Caro direttore, chi voleva minare la nascita del governo fin dai primi passi? Il dossieraggio è una pratica diffusa? Possiamo convivere con il sospetto che persone, dentro lo Stato, lavorino per minarne le istituzioni? È giusto continuare a far finta di nulla quando si vedono pubblicati atti di indagini in corso che, tra l’altro, gettano schizzi di fango inaccettabili su istituzioni serie come la Dna? Queste erano alcune delle domande che mi sono fatto leggendo le notizie uscite ieri“.

Domande, queste, perfettamente legittime alle quali, peraltro, occorrerà dare una risposta credibile dal momento che Crosetto ha presentato una seconda denuncia per la fuga di notizie alla quale ha unito un auspicio altrettanto condivisibile: “Una riflessione finale: stavolta non si faccia finta di non vedere, come si è purtroppo fatto con i casi di Renzi, Palamara, e tanti altri, riguardo decine di dossier illegittimi, ma si indaghi e si arrivi alla verità. Quando i rapporti tra pezzi di Stato e informazione si costruiscono partendo da reati, le notizie vengono alimentate in modo illegale e con finalità eversive. Quando la gestione dei dossier diventa non l’atto di una singola mela marcia ma — spero di no — un sistema complesso che coinvolge più attori e viene utilizzato per controllare, garantirsi potere, influenzare la vita democratica, servirebbe deporre le armi dello scontro partitico e riscoprire l’importanza di lavorare tutti insieme a difendere la democrazia“.

Questa è la storia e si attende di capire come andrà a finire.