Avvocato “maledetto” cercasi per il “mostro” in prima pagina: tu lo difenderesti? (di Riccardo Radi)

Avvocato cercasi”: così potrebbe sintetizzarsi la situazione difensiva dell’indagato che avrebbe confessato l’omicidio efferato della giovane donna che campeggia sulle prime pagine dei giornali e che ha scosso e indignato le coscienze di tutti.

Ieri all’Open delle Camere Penali di Rimini ne abbiamo parlato brevemente con il collega Nicola Canestrini e constatavamo la sostanziale assenza di difensori disposti a garantire il diritto inalienabile alla difesa anche per gli “indifendibili” secondo la vulgata comune.

Premetto che non è mia intenzione giudicare nessuno e rispetto ogni valutazione di merito o coscienza di chi ha rinunciato o rifiutato la difesa dell’indagato.

Nessun legale vuole difenderlo” titolava La Repubblica edizione di Milano il 6 giugno che informava i lettori: “Ieri, a fine giornata e dopo diversi rifiuti, la nomina di una toga – indispensabile nel corso del procedimento penale – è arrivata. È stato nominato un avvocato di ufficio …”.

Con Nicola ricordavamo figure di avvocati maledetti che hanno fatto della difesa “dell’indifendibile” il loro credo, dallo statunitense Seward Darrow, tanto caro a Nicola, che così si descriveva: “Per essere un efficace penalista, un avvocato deve essere pronto ad essere esigente, oltraggioso, irriverente, blasfemo, un bastardo, un rinnegato, e una persona odiata, isolata e sola: pochi amano un portavoce per disprezzati e dannati

In queste parole di Clarence Seward Darrow, avvocato statunitense 1857-1938 detto anche l’avvocato dei dannati, secondo alcuni si trova la descrizione più efficace della vita di un penalista.

Ma è proprio così?

Per garantire la difesa tecnica a chiunque bisogna essere dei “maledetti” quasi dei paria indicati come degli “intoccabili” dall’opinione pubblica?

Bisogna ispirarsi a figure che hanno dedicato la propria vita professionale alla difesa in giudizio del male incarnato ora da mafiosi stragisti ora da terroristi?

Tra questi avvocati non si può non ricordare il francese Jacques Vergés che ha difeso chiunque e ovunque.

Jacques Vergés è stato avvocato difensore di terroristi, esponenti di movimenti di liberazione, criminali nazisti e collaborazionisti, è stato protagonista di celebri processi (dalla difesa di Djamila Bouhired, eroina del FLN, al terrorista Carlos, a Klaus Barbie, il “macellaio di Lione”, a Milosévic, e ai dittatori del Gabon, del Togo e del Ciad).

Jacques Verges anche detto “l’avvocato del terrore” è stato al servizio di una dottrina dreyfusarda classica, ispirata al più ferreo garantismo giuridico e all’avversione pugnace contro l’ingiustizia.

Per il “mostro” serve un avvocato del “terrore o maledetto” o semplicemente un avvocato che ci ricordi che la “difesa è diritto inviolabile in ogni stato e grado del procedimento”?