Abilitazione all’esercizio della professione forense: modifiche sostanziali in vista (di Riccardo Radi)

Si segnala la presentazione di una articolata proposta di legge (in calce al post) per il riordino dei corsi universitari nelle materie giuridiche e in materia di tirocinio ed esame di Stato per l’abilitazione all’esercizio della professione forense.

La proposta intende eliminare le criticità della legge 31 dicembre 2012, n. 247, che di fatto voleva garantire, con le migliori intenzioni, maggiore trasparenza e sostegno al merito oltre che un virtuoso percorso preparatorio.

Le disfunzioni e le problematicità attuali, sono emerse non solo dai disagi lamentati dai praticanti e dai giovani professionisti, ma anche da quanto riferito dagli esperti e dai professori, auditi dalla Commissione giustizia della Camera dei deputati nella XVIII legislatura nel corso dell’esame delle proposte di legge concernenti la modifica della citata legge n. 247 del 2012.

Quindi appare necessario modificare la forma e i contenuti dell’esame di Stato per l’abilitazione all’esercizio della professione forense.

Si prevede che l’esame si articoli in una prova preselettiva unica nazionale svolta in modalità telematica in due sessioni all’anno, in una prova scritta e in una prova orale.

Inoltre per garantire maggiore trasparenza nei valutativi si prevede che la commissione d’esame esponga i motivi per i quali le soluzioni proposte nell’elaborato siano state ritenute pertinenti o non pertinenti.

Infine, il riordino dei corsi universitari nelle materie giuridiche secondo i seguenti criteri e princìpi: a) prevedere un corso di laurea di durata triennale idoneo a far acquisire il diploma di laurea in scienze giuridiche, titolo che sarà sufficiente per accedere ai concorsi della pubblica amministrazione.

Il piano di studi e l’offerta formativa del corso di laurea in scienze giuridiche dovrà essere rivisto e reso attuale alla luce delle nuove competenze, in particolari digitali, richieste nella pubblica amministrazione;

b) prevedere un corso di laurea di secondo livello per un ulteriore biennio al fine di conseguire il diploma di laurea in giurisprudenza, necessario per accedere invece alle professioni legali. Il corso di laurea biennale dovrebbe avere ad oggetto l’approfondimento delle discipline fondamentali, tra cui annoverare in modo imprescindibile le seguenti: diritto civile, diritto penale, diritto amministrativo, diritto processuale civile, diritto processuale penale e diritto tributario.

Un commento

  1. Io (che non conto nulla, ma leggo e sperimento molto) inserirei in maniera “imprescindibile” le competenze trasversali che ormai – come l’Europa sta suggerendo da anni con due Raccomandazioni (2006 e 2018) ed un Framework apposito – devono possedere tutti i lavoratori. Ci stiamo rinchiudendo in noi stessi, rischiando di diventare impermeabili ai cambiamenti.

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