Ricordiamo che 70 anni fa, il 15 dicembre del 1955, i primi quindici giudici della Corte Costituzionale giurarono al Quirinale davanti al Presidente della repubblica Giovanni Gronchi, a gennaio del 1956 venne eletto Presidente della Consulta Enrico De Nicola.
Dall’archivio de La Stampa la preziosa ricostruzione della cerimonia, arricchita da alcuni retroscena della frizione tra Segni e Gronchi.
“I giudici costituzionali hanno giurato al Quirinale.
La solenne cerimonia davanti a Gronchi, Merzagora e Leone – Il Presidente della Repubblica dichiara: «La Corte sarà un elemento propulsore delle attività legislativa ed esecutiva» – Una protesta di Segni per una questione di procedura cerimoniale – L’incidente chiarito da De Nicola.
Stamane i quindici giudici della Corte costituzionale hanno prestato giuramento nelle mani del Capo dello Stato.
Uno speciale cerimoniale era stato disposto dalla Presidenza della Repubblica per conferire all’atto solenne speciale fisionomia e renderne partecipi il Governo, i due rami del Parlamento e le alte cariche dello Stato, attraverso la diramazione degli inviti.
Alle 11 il Presidente Gronchi è stato ricevuto nel suo studio dai Presidenti del Senato e della Camera e dai loro rispettivi segretari. Accompagnato dal segretario generale alla Presidenza della Repubblica, dal suo consigliere militare e dal capo dell’ufficio rapporti con l’estero, il Capo dello Stato ha fatto il suo ingresso nel Salone delle Feste, prendendo posto ad un grande tavolo ed avendo alla destra il sen. Merzagora e alla sinistro l’on. Leone, che dovevano fungere da testimoni del giuramento.
I quindici giudici erano già schierati su due, file ad un lato della sala.
Al centro del gruppo spiccava’ l’alta e diritto figura di Enrico De Nicola.
La cerimonia aveva immediatamente inizio.
I membri della Corte costituzionale venivano chiamati per nome e per ordine alfabetico dal segretario generale Moccia.
Per primo si avanzava così il prof. Gaspare Ambrosini, il quale, ricevuto dal Presidente del Senato il breve testo della formula, lo leggeva ad alta voce, tenendo la mano destra sulla Costituzione.
Le parole che ognuno dei quindici giudici pronunciava erano le seguenti: « Giuro sul mio onore di osservare lealmente la Costituzione e le altre leggi dello Stato, esercitando le mie funzioni di giudice della Corte costituzionale, nell’interesse supremo della nazione ».
Dopo aver pronunciato, a sua volta, la formula, ognuno firmava poi il verbale del giuramento.
Il documento veniva sottoposto a Gronchi dal presidente,della Camera ed era quindi controfirmato dai’ Presidenti delle Assemblee legislative.
Per ultimo ha giurato il prof. Tomaso Perassi.
II Capo dello Stato ha concluso l’atto solenne dichiarando: “Con il giuramento oggi prestato i giudici della Corte costituzionale hanno assunto le proprie funzioni. Provvederò successivamente a convocare la Corte a norma della prima disposizione transitoria della legge 11 marzo 1953, n. 87, perchè essa tenga la prima adunanza”. Mentre la cerimonia si andava svolgendo, nella galleria che dà accesso al Salone delle Feste, si erano andati radunando i membri del Governo, le alte cariche militari e civili dello Stato e i capigruppo parlamentari, fra i quali l’on. Togliatti e l’on. Nenni e altri deputati e senatori; uniche donne l’on. Lina Merlin e l’on. Laura Diaz.
Prima dell’ingresso della folta adunanza nel salone ove si era svolto il giuramento, il cerimoniale prevedeva l’arrivo del Presidente del Consiglio nella Sala degli Arazzi) ove, dopo una breve sosta, avrebbe dovuto far da solo il suo ingresso e ricevere la presentazione dei giudici costituzionali.
L’on. Segni, accompagnato dal ministro Vanoni, è giunto, invece, con lieve ritardo, quando già il presidente Gronchi aveva iniziato la sua allocuzione.
Il Capo dello Stato ha detto: “Ho voluto dare particolare risalto alla cerimonia del giuramento del giudici costituzionali presentando la Corte ai maggiori esponenti dei poteri tradizionali dello Stato per sottolineare alla nazione il significato dell’odierno avvenimento: dopo il giuramento, infatti, i giudici della Corte assumono le loro funzioni ed il nuovo organo entra a far parte integrante dell’ordinamento giuridico dello Stato, coronando l’opera che l’Assemblea Costituente condusse a termine nel 1947 col dare all’Italia una nuova struttura istituzionale, giuridica e politica.
Credo si possa affermare che la Costituzione italiana esce da quel movimento generale di idee che in Europa, durante la guerra e l’esilio di governi, di uomini politici e di studiosi, ha ripensato nella compiutezza il problema della democrazia; e ha stabilito nobili e appassionati dialoghi fra i credenti nella libertà e gli scettici nella capacità di questa a creare uno Stato moderno, adeguato negli istituti e nelle strutture a rispondere alle esigenze nuove.
E i credenti nella libertà hanno cercato, come è stato detto (mi sembra correttamente), anche per la nostra Costituzione, di attuare uno Stato di diritto nel quale la separazione e l’equilibrio dal vari poteri configurino con maggiore rigore la sfera di sovranità di ciascuno di essi.
La Corte si inserisce appunto in questo complesso sistema di equilibri come elemento che può dirsi, nello stesso tempo, moderatore e, per taluni aspetti, anche propulsore delle attività legislative ed esecutive, reso formalmente necessario da quella rigidità della nostra Carta fondamentale in cui la Costituente ripose gran parte del- le speranze per una lunga stabilità delle nostre istituzioni.
E la sua caratteristica fondamentale credo sia stata bene espressa da qualche studioso quando ha osservato che con la Corte si è portata al massimo grado la concezione dello Stato come Stato di diritto trasferendo sul piano giuridico la risoluzione dei conflitti che possono insorgere anche tra i supremi organi politici.
Questo nuovo organo attinge dalla Costituzione sostanziali ragioni di esistenza, ma esso anche più ne trarrà dal contributo che dimostrerà di saper arrecare al consolidamento delle istituzioni nella coscienza dei cittadini, attraverso una prudente e saggia attività quale noi tutti auspichiamo. .
E non credo sia azzardato ritenere che tanto più operante sarà codesto contributo quanto più sarà possibile constatare che la Corte avrà inciso nella formazione di un rinnovato costume pubblico, che è la premessa insostituibile per un’ordinata, civile e moderna società. Sotto questo auspicio tutti li italiani; di cui mi sento interprete in questo momento, assistono col loro rispetto e colla loro fiducia all’Iniziarsi dell’attività del nuovo supremo organo costituzionale”.
Le parole del presidente Gronchi sono state sottolineate da vivi applausi dei presenti. Egli si è in seguito avvicinato al gruppo dei giudici costituzionali e. ad ognuno ha stretto cordialmente la mano.
Un certo strascico di curiosità polemica si è avuto nel desiderio di accertare quali fossero le cause del ritardo del Presidente del Consiglio nell’intervenire alla cerimonia.
Sembra che l’on. Segni avesse disapprovato il cerimoniale predisposto, considerando come irriguardoso per il potere esecutivo che il Capo del Governo non dovesse assistere alla cerimonia del giuramento.
Il Presidente del Consiglio, perciò, avrebbe i ritardato. il suo arrivo in Quirinale, preferendo così unirsi: agli altri Ministri per solidarietà governativa.
In più avrebbe manifestato il suo’ rammarico al segretario generale della Presidenza della Repubblica, prefetto Moccia.
L’incidente è stato chiuso in serata, grazie ad una spiegazione che l’on. De Nicola ha personalmente fornito …”
La Stampa 16/12/1955 – numero 298 pagina 1
