Dal resoconto della seduta di ieri in Commissione Giustizia apprendiamo che all’inizio dell’esame del testo, alcuni esponenti di Fratelli d’Italia hanno sollevato alcuni dubbi sulla proposta di legge.
Uno di questi riguarda l’aspetto probatorio, cioè la modalità con cui si potrà dimostrare il consenso. «Dopo l’approvazione del testo alla Camera vari giuristi ci hanno contattato sollevando critiche. Posto che siamo d’accordo sulla necessità di introdurre il principio del consenso, dobbiamo chiarire bene come verrà provato il reato», ha detto la senatrice di Fratelli d’Italia in Commissione Giustizia Susanna Donatella Campione, relatrice del disegno di legge che ha introdotto il reato di femminicidio, approvato definitivamente il 25 novembre dalla Camera.
“Il testo così com’è ora presenta dei problemi, perché si dice che il consenso di una persona all’atto sessuale deve essere libero e attuale. Ma che cosa si intende per attuale? Come si fa a provare l’attualità del consenso?”, si è chiesta Campione.
In commissione al Senato, la senatrice della Lega Erika Stefani ha segnalato un ulteriore punto da approfondire: la disciplina dei casi di minore gravità del reato, che oggi consente una riduzione della pena.
Il terzo comma dell’articolo 609-bis – che non viene modificato dal disegno di legge – prevede in modo generico che «nei casi di minore gravità» la pena per il reato di violenza sessuale “è diminuita in misura non eccedente i due terzi”.
Secondo alcune sentenze della Corte di Cassazione, per stabilire la minore gravità per una violenza sessuale il giudice deve fare una valutazione globale del fatto, tenendo conto delle modalità esecutive, del grado di coercizione sulla vittima, delle sue condizioni fisiche e psicologiche e dell’età. In più, l’attenuante non può essere concessa quando gli abusi sulla vittima siano stati reiterati nel tempo.
Dal resoconto stenografico emerge che alcuni rilievi tecnici della Lega non sono stati del tutto respinti nemmeno dal Partito Democratico.
La senatrice Valeria Valente ha riconosciuto che il testo avrebbe potuto essere formulato diversamente, pur ribadendo che sarebbe stato opportuno approvarlo nella giornata del 25 novembre, data simbolica dedicata alla lotta contro la violenza sulle donne.
Un’opinione simile è stata espressa da Alfredo Bazoli, senatore del Partito Democratico in Commissione Giustizia al Senato.
“Ogni testo è migliorabile, ma alla Camera era stato fatto un lungo lavoro e c’era stato un accordo politico tra Schlein e Meloni su questo testo. C’era un’intesa comprovata per arrivare all’approvazione di una norma attesa da anni. Quello che resta invece oggi è che Fratelli d’Italia e la maggioranza hanno cambiato idea. Come possiamo fidarci ancora di loro?”, ha detto Bazoli.
