Stalking o esercizio arbitrario delle proprie ragioni? (Redazione)

Il sottile confine tra la tutela possessoria (se pur impropria) e la libertà personale.

La Cassazione penale sezione 5 con la sentenza numero 37240/2025 ha esaminato un tema di grande rilievo pratico: la possibilità che condotte orientate alla tutela – sia pure impropria – di pretesi diritti patrimoniali sconfinino nell’area penalmente rilevante degli atti persecutori.

La Suprema Corte ha sottolineato che ciò che qualifica la “molestia” ex art. 612-bis c.p. non è la finalità perseguita dall’agente, bensì l’effetto destabilizzante prodotto sulla vittima. Rientrano, pertanto, nello stalking anche condotte indirette o mediate, non necessariamente rivolte in modo frontale alla persona offesa, purché reiterate e idonee a generare ansia, paura o modificazioni delle abitudini di vita.

In tale prospettiva, l’esercizio arbitrario delle proprie ragioni costituisce una base fattuale idonea a integrare gli atti persecutori ex art. 612 bis c.p. quando si traduca in interferenze insistite nella sfera privata altrui.

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