Gratteri vessillo del No alla separazione e la patente di infallibile (Riccardo Radi)

Verificare le fonti di una notizia è come verificare le prove in un procedimento penale.

Il procuratore di Napoli, Nicola Gratteri, la scorsa settimana durante la puntata di DiMartedì su La7 ha citato un’intervista al giudice Giovanni Falcone che non esiste.

La citazione del “pensiero” di Falcone fatta da Gratteri: “Una separazione delle carriere può andar bene se resta garantita l’autonomia e l’indipendenza del pubblico ministero. Ma temo che si voglia, attraverso questa separazione, subordinare la magistratura inquirente all’esecutivo. Questo è inaccettabile”. La frase sarebbe stata pronunciata in un’intervista a Repubblica del 25 gennaio 1992. C’è un solo problema: quella intervista non esiste.

Chiunque abbia accesso all’archivio storico di Repubblica può verificarlo. Il 25 gennaio 1992 non c’è traccia di alcuna intervista a Falcone. 

Sulla intervista fantasma ha scritto in maniera impeccabile Damiano Aliprandi su il Dubbio: Ora rassegnatevi: Falcone voleva le carriere separate

Come front-man del No alla separazione delle carriere non si è trattato di un inciampo da poco anche se registriamo che, durante la trasmissione, nessuno ha corretto il magistrato per aver detto una inesattezza.

Da una inesattezza televisiva all’altra, ricordiamo che nel novembre del 2022 nel programma di Lilli Gruber Otto e mezzo, sempre su La7, Gratteri ha dichiarato che quando è stato ascoltato dalla Quinta commissione del Csm per la nomina a procuratore nazionale antimafia ha depositato una certificazione della Corte d’appello di Catanzaro, dalla quale risulta che dal 16 maggio 2016, cioè da quando è a Catanzaro, alla data della trasmissione, non c’è stata nessuna ingiusta detenzione. quindi “tutta questa leggenda delle ingiuste detenzioni di Catanzaro, per quello che mi riguarda, per il periodo storico in cui ho lavorato, è totalmente falsa, e lo dimostrerò, vi darò una copia in cui dimostro che è un falso storico, una leggenda metropolitana.

Non esiste una ingiusta detenzione da quando io sono a Catanzaro: 16 maggio 2016 ad oggi”.

Il resto – ha concluso Gratteri – “sono chiacchiere”, si deve desumere che il Nostro è una persona infallibile e tale requisito è certificato da una patente rilasciata dal CSM.

Dopo la questa netta affermazione che non lascia possibilità di errore, registriamo che recentemente la Corte d’Appello di Catanzaro, ha disposto un risarcimento pari a 47.635,64 euro per l’ingiusta detenzione subita (26 giorni di carcere e 152 di arresti domiciliari) da un imprenditore arrestato nell’operazione “Stige” su richiesta della procura di Catanzaro, all’epoca guidata da Nicola Gratteri.

Ricordiamo che l’operazione “Stige” portò all’arresto di 163 persone, di queste moltissime sono state assolte e sono tutte potenziali persone da indennizzare da parte dello Stato.

Sappiamo che la giustizia è lenta ed anche i procedimenti di indennizzo per ingiusta detenzione spesso si concludono a distanza di molti anni dagli iniziali arresti.

Dalle chiacchiere ai numeri, riportiamo i dati del Ministero della Giustizia relativi alle ordinanze di pagamento per ingiusta detenzione nel distretto di Catanzaro dal 2018 al 2024 (ultimi dati disponibili).

2018 182 ordinanze di pagamento per euro 10.378.138

2019 83 4.458.727

2020 66 4.584.530

2021 58 2.255.165

2022 22 871.942

2023 52 2.129.959

2024 110 4.274.784

Per amore di verità si deve anche evidenziare che il pubblico ministero chiede la misura cautelare ad un giudice delle indagini preliminari.

Fatta la doverosa premessa, rimane il dato che dal 2018 al 2024 sono complessivamente 573 gli innocenti indennizzati per euro 28.953.245, evidentemente sono “chiacchiere” e si riferiscono tutti ad errori ante 16 maggio 2016 e post 13 settembre 2023 da quando Gratteri è a Napoli.

D’altronde come disse il Nostro il 4 febbraio 2020 in un programma di La7 (diceva qualcuno che 3 indizi fanno una prova) è fisiologico che in Italia circa 1000 persone l’anno vengono indennizzate per le ingiuste detenzioni.

Scriveva John Stuart Mill: “Ogni soppressione della libertà è una presunzione di infallibilità”