Chi di App ferisce di App perisce.
In Corte d’Assise di appello a Roma si celebra un processo per omicidio e l’appello depositato dalla Procura antimafia della Repubblica di Roma, nei confronti di un imputato assolto in primo grado, è stato dichiarato inammissibile perché depositato cartaceo per il cattivo funzionamento dell’applicativo ministeriale.
La notizia è stata diffusa oggi dal quotidiano Domani con l’articolo titolato: “L’App di Nordio ha salvato il boss dal processo” (allegato al post).
Si constata che quando vengono dichiarate inammissibili le impugnazioni delle difese perché indirizzate ad indirizzi pec dell’ufficio ma non a quelli “dedicati” la notizia non desta clamore, al contrario quando riguarda l’appello della pubblica accusa.
In tema si pronuncerà la Corte Costituzionale: Impugnazione ad indirizzo pec diverso da quello prescritto: sollevata questione di incostituzionalità (Redazione) – TERZULTIMA FERMATA
Intanto, tornando all’oggi, nell’articolo a firma di Nello Trocchia si legge che “Il malfunzionamento dell’applicativo ministeriale ha costretto la procura a presentare ricorso cartaceo, ma per i giudici é inammissibile. Si salva l’imputato …”.
La questione giuridica, in realtà di giuridico oramai c’è poco quando si disquisisce di App, indirizzi pec ecc. è giunta in Cassazione.
Staremo a vedere, ci permettiamo di chiosare dicendo che il cosiddetto Boss più che ringraziare l’App deve benedire chi ha sbagliato le modalità di deposito che valgono per tutti e non solo per gli avvocati.

Grazie mille interessante
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