Omesso pagamento di pene pecuniarie: i differenti effetti secondo che dipenda da insolvenza o da insolvibilità (Vincenzo Giglio)

Cassazione penale, Sez. 1^, sentenza n. 34279/2025, 17/20 ottobre 2025, ha chiarito, a fronte dell’omesso pagamento delle pene pecuniarie da parte del condannato, la differenza tra insolvenza e insolvibilità e i loro differenti effetti.

Prima che entrasse in vigore la cd. riforma Cartabia, la legge n. 689 del 1981 prevedeva all’art. 102 che «Le pene della multa e dell’ammenda non eseguite per insolvibilità del condannato si convertono nella libertà controllata per un periodo massimo, rispettivamente, di un anno e di sei mesi. Nel caso in cui la pena pecuniaria da convertire non sia superiore ad un milione, la stessa può essere convertita, a richiesta del condannato, in lavoro sostitutivo [..]», e, all’art. 103, che «Quando le pene pecuniarie debbono essere convertite per insolvibilità del condannato la durata complessiva della libertà controllata non può superare un anno e sei mesi, se la pena convertita è quella della multa, e nove mesi, se la pena convertita è quella dell’ammenda. La durata complessiva del lavoro sostitutivo non può superare in ogni caso i sessanta giorni».

L’attuale testo delle due disposizioni prevede all’art. 102 che «Il mancato pagamento della multa o dell’ammenda entro il termine di cui all’articolo 660 del codice di procedura penale indicato nell’ordine di esecuzione ne comporta la conversione nella semilibertà sostitutiva. Il ragguaglio si esegue a norma dell’articolo 135 del codice penale. In ogni caso la semilibertà sostitutiva non può avere durata superiore a quattro anni, se la pena convertita è quella della multa, e durata superiore a due anni, se la pena convertita è quella dell’ammenda», e all’art. 103 che «Quando le condizioni economiche e patrimoniali del condannato al momento dell’esecuzione rendono impossibile il pagamento della multa o dell’ammenda entro il termine di cui all’articolo 660 del codice di procedura penale indicato nell’ordine di esecuzione, la pena pecuniaria è convertita nel lavoro di pubblica utilità sostitutivo ovvero, se il condannato si oppone, nella detenzione domiciliare sostitutiva. Il ragguaglio si esegue in ogni caso a norma dell’articolo 135 del codice penale e un giorno di lavoro di pubblica utilità sostitutivo consiste nella prestazione di due ore di lavoro. In ogni caso il lavoro di pubblica utilità sostitutivo e la detenzione domiciliare sostitutiva non possono avere durata superiore a due anni, se la pena convertita è la multa, e durata superiore a un anno, se la pena convertita è l’ammenda [..]».

Il quadro è completato dall’art. 660 cod. proc. pen., il cui terzo comma prescrive che «L’ordine di esecuzione contiene altresì l’intimazione al condannato a pena pecuniaria di provvedere al pagamento entro il termine di novanta giorni dalla notifica e l’avviso che, in mancanza, la pena pecuniaria sarà convertita nella semilibertà sostitutiva o, in caso di accertata insolvibilità, nel lavoro di pubblica utilità sostitutivo o nella detenzione domiciliare sostitutiva, ai sensi degli articoli 102 e 103 della legge 24 novembre 1981, n. 689, ovvero, quando deve essere eseguita una pena pecuniaria sostitutiva, nella semilibertà sostitutiva o nella detenzione domiciliare sostitutiva, ovvero, in caso di accertata insolvibilità, nel lavoro di pubblica utilità sostitutivo o nella detenzione domiciliare sostitutiva, ai sensi dell’articolo 71 della legge 24 novembre 1981, n. 689».

Il nuovo assetto normativo distingue, dunque, il caso dell’insolvenza, disciplinato dall’art. 102 della legge n. 689 del 1981, da quello della insolvibilità, disciplinato dall’articolo successivo: ed invero, nel caso in cui il mancato pagamento entro i termini di cui all’art. 660 cod. proc. pen. è colpevole, perché non giustificato dallo stato di insolvibilità del condannato, la pena pecuniaria è convertita nella semilibertà sostitutiva, ai sensi dell’art. 102 della legge di depenalizzazione; quando, invece, l’inadempimento è incolpevole, perché determinato dalle disagiate condizioni economiche e patrimoniali del condannato al momento dell’esecuzione, la pena pecuniaria è convertita nel lavoro di pubblica utilità sostitutivo ovvero, se il condannato si oppone, nella detenzione domiciliare sostitutiva, ai sensi del successivo art. 103.