“Le sentenze andrebbero lette prima di esprimere giudizi critici. Così tutto risulterebbe più chiaro” le parole di un avvocato allora Ministro (Redazione)

Della serie corsi e ricorsi.

Oggi a Torino domani sarà Palermo, in questo Paese c’è l’usanza di commentare, criticare e censurare le sentenze senza averle prima lette.

Nulla di nuovo e sarà probabilmente ancora così alla prossima occasione.

Era il 24 ottobre del 2012 quando la Ministra Paola Severino all’uscita da Montecitorio, rispondendo a una domanda dei cronisti su alcune recenti sentenze che hanno generato polemiche disse:”Le sentenze hanno un loro spessore e vanno rispettate.

Ognuno puo’ dare delle interpretazioni, ma le sentenze andrebbero lette prima di esprimere giudizi critici. Cosi’ tutto risulterebbe piu’ chiaro”.

Dovremmo tutti ricordarci, come scrisse nel 2010 il dottor Alessio Liberati, che:

“a) le sentenze si rispettano, in ogni caso;

b) le sentenze si leggono, meglio se integralmente;

c) poi, ed eventualmente, le sentenze si commentano;

d) nel discuterne non si può prescindere dal fatto e dalle regole di diritto del nostro ordinamento;

e) in ogni caso le sentenze si commentano, non si denigrano.

Rimane da chiedersi se la Presidente della Commissione sul femminicidio prima di esternare sui media le seguenti considerazioni sulla sentenza di Torino l’abbia letta: “Il diritto non può ridursi a puro tecnicismo, soprattutto su casi che posso diventare esempi futuri. Le parole pesano e condizionano.

Come presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere, ho già provveduto alla richiesta degli atti del procedimento e porterò in ufficio di presidenza la richiesta di audizione dell’estensore del provvedimento”.