Processo penale telematico e le richieste irricevibili dei pubblici ministeri e non solo (Riccardo Radi)

Dopo il deposito della nomina e di documenti sul portale deposito atti penali, l’avvocato “dovrà” inviare la “relativa ricevuta di inoltro al seguente indirizzo di posta elettronica ordinaria (Peo)”.

Questo si legge nell’avviso di conclusione delle indagini notificato dalla Procura della Repubblica di Napoli ad un collega che ha segnalato la nuova incombenza richiesta agli avvocati.

“Dovrà inviare” all’indirizzo “Peo”, a parte il simpatico acronimo ma dove è scritto che l’avvocato deve inviare?

C’è una norma che lo prevede?

Questo invio a cosa è finalizzato?

Forse l’invio serve ad avvisare o meglio svegliare la cancelleria del pubblico ministero ed evitare che controlli quotidianamente il portale?

Naturalmente mi auguro che la richiesta rimanga inevasa ma è un fiorire di oneri richiesti agli avvocati per “agevolare” il lavoro delle cancellerie.

Cancellerie che sono piene di forze fresche entrate con gli ultimi bandi del Ministero.

Tra le tante richieste segnaliamo che anche la Corte di appello di Roma quando si deposita in modalità cartacea un ricorso in cassazione, presso l’ufficio depositi, chiede di inviare una copia dell’impugnazione via pec alla cancelleria della sezione che ha deciso la sentenza impugnata.

In questo fiorire di richieste appare anche la nuova frontiera della prenotazione dell’appuntamento con un pubblico ministero con il Qr-code.

A Milano c’è un pubblico ministero che ha affisso sulla porta un cartello dove è scritto: “Fotografando con il cellulare l’immagine a fianco sarà possibile accedere alla pagina per prenotare direttamente gli appuntamenti con la dott.ssa…”

Insomma come al ristorante per sfogliare il menù ma il vecchio toc toc alla porta no?