Concorso di persone nel reato di estorsione: i requisiti dell’elemento soggettivo (Vincenzo Giglio)

Cassazione penale, Sez. 1^, sentenza n. 27413/2025, udienza dell’11 luglio 2025, deposito del 25 luglio 2025, ha ribadito che, ai fini dell’integrazione del concorso di persone nel reato di estorsione, è sufficiente la coscienza e volontà di contribuire, con il proprio comportamento, al raggiungimento dello scopo perseguito da colui che esercita la pretesa illecita; ne consegue che anche l’intermediario, nelle trattative per la determinazione della somma estorta, risponde del reato di concorso in estorsione, salvo che il suo intervento abbia avuto la sola finalità di perseguire l’interesse della vittima e sia stato dettato da motivi di solidarietà umana (Sez. 2, n. 6824 del 18/01/2017, Rv. 269117-01).

Inoltre, gli elementi di prova raccolti nel corso delle intercettazioni di conversazioni, alle quali non abbia partecipato l’indagato, costituiscono fonte di prova diretta soggetta al generale criterio valutativo del libero convincimento razionalmente motivato, previsto dall’art. 192, comma 1, cod. proc. pen., senza che sia necessario reperire dati di riscontro esterno; e, tuttavia, qualora tali elementi abbiano natura indiziaria, essi debbono essere valutati alla luce del disposto dell’art. 192, comma 2, cod. proc. pen. (Sez. 1, n. 37588 del 18/06/2014, Rv. 260842).

La valenza dimostrativa delle captazioni è, invero, collegata al fatto che i colloquianti sono ignari dell’ascolto operato da terzi, il che svincola l’attività espressiva da ogni formalizzazione, rendendola tendenzialmente genuina e potenzialmente autosufficiente, quando sia rintracciabile chiarezza espressiva nella narrazione dei fatti vissuti e comunicati, e possa essere esclusa la veicolazione di dati non rispondenti al vero, per imprecisione, millanteria o interesse specifico del locutore.