Manipolazione mentale: il nuovo reato che mancava al “palmarés” del diritto penale liberale (Riccardo Radi)

Ricordate il Plagio previsto dall’articolo 603 del codice penale ?

Nessuno sentiva la sua mancanza, tranne alcuni e tra questi troviamo l’avvocato Giulia Bongiorno, cofirmataria del Disegno di Legge (allegato al post), che intende introdurre il nuovo reato di Manipolazione mentale (Art. 613-quater): Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque, nell’ambito di un gruppo che promuove o pratica attività finalizzate a creare o a sfruttare una condizione di dipendenza psicologica o fisica dei partecipanti, induce taluno in un perdurante stato di soggezione tale da escludere, o da limitare in modo rilevante, la libertà di autodeterminazione o la capacità di discernimento, è punito con la reclusione da tre a otto anni.

Se il fatto è commesso in danno di persona minore di anni diciotto, la pena non può essere inferiore a sei anni di reclusione”.

Nella presentazione della proposta si legge:

Oggi vi è assoluta necessità di introdurre una nuova e specifica norma nel codice penale che miri a punire il fenomeno delle sette e delle psicosette, che ormai è arrivato a destare un vero e proprio allarme sociale.

La psicosetta opera in danno di soggetti psicologicamente deboli o comunque manipolabili, i quali diventano le vittime dei cosiddetti « guru, maestri, guide e santoni ».

Le famiglie delle vittime e lo Stato non riescono a intervenire tempestivamente per sottrarle alle torture, alle angherie, alle violenze sessuali di varia natura, nonché allo sfruttamento economico. Ciò a causa della carenza di norme in grado di disciplinare e punire le condotte vessatorie, oltre al fatto che, nella maggior parte dei casi, la vittima è giuridicamente capace di intendere e volere.

La psicosetta (nella lingua inglese si parla del fenomeno del « mind control ») si presenta spesso come una comunità caratterizzata nell’essere un centro di spiritualità o di miglioramento del sé.

In realtà, essa nasconde dinamiche di soggiogamento psicologico.

La stessa è guidata da un sedicente leader carismatico, che assume il nome di guru o di maestro, che mira all’assoggettamento al proprio volere dei propri seguaci, definiti adepti, a tal punto da annullarne l’autonomia intellettuale e psicologica.

A ciò si aggiunge la parvenza di sacralità, spiritualità, coinvolgimento comunitario e familiare.

Dietro a tale apparenza si celano richieste di denaro, di prestazioni sessuali e di riduzione in schiavitù.

Il partecipante alla psicosetta (adepto) una volta irretito e privato della coscienza e dell’autodeterminazione, viene indotto a lavorare, non a proprio beneficio ma a favore del maestro, così come viene indotto a compiere atti sessuali convinto di compiere purificazioni, reso schiavo in una finta libertà.

La psicosetta è ritenuta la più pericolosa tra le reti settarie in quanto capace di operare una destrutturazione mentale negli adepti, dissociandoli dalla realtà e talvolta inducendoli alla follia, per cui viene definita « culto distruttivo ».

Le raffinate e consolidate tecniche di condizionamento mentale e di suggestione psicologica esercitate dal guru sugli adepti sono caratterizzate da diverse fasi, indirizzate all’annullamento della identità dell’adepto.

Si parla di reclutamento, di bombardamento affettivo (love bombing), di isolamento, di indottrinamento, di controllo e di mantenimento della dipendenza.

La manipolazione consiste spesso nel far credere alla vittima di avere problemi familiari e di relazione che il maestro può risolvere, attraverso pratiche che in realtà mirano esclusivamente a indebolire il sistema di autodeterminazione, autocontrollo e stima di sé.

Si utilizzano le medesime tecniche adoperate legittimamente dagli psichiatri, le quali, però, nel caso della setta e della psicosetta, vengono usate a scopo distruttivo anziché terapeutico. Gli esperti parlano di un vero e proprio « lavaggio del cervello » (brain washing), che avviene mediante una serie di fasi.

Tra le tecniche abusive vi sono l’impiego distorto della psicoterapia e l’induzione alla trance ipnotica, tecniche che in questi contesti vengono definite « psicoterapia al contrario » (reverse therapy), e hanno lo scopo di destabilizzare, annullare, indebolire e deprogrammare gli aderenti alla setta.

Il metodo utilizzato è quello della induzione alla trance ipnotica, tramite tecniche di rilassamento e visualizzazioni guidate.

I partecipanti alla setta vengono sottoposti a deprivazioni e all’alterazione del normale ritmo della veglia e del sonno, così da facilitare la manipolazione e la destrutturazione. In questi contesti, l’adepto inizia una vera e propria distruzione, lenta e costante, delle proprie certezze emotive e delle figure di riferimento affettive. Altra tecnica utilizzata è quella del « falso ricordo », consistente nell’induzione forzata, durante la trance ipnotica, di ricordi traumatici mai realmente vissuti. Tecniche che spesso si associano a fenomeni di violenza sessuale.

Viene chiesto alla vittima di compiere atti di autoerotismo davanti al guru per liberare la propria energia interiore o di avere dei rapporti sessuali, anch’essi con lo scopo di rendere la vittima libera e capace di veicolare non meglio definite energie, ma in realtà al solo fine di soddisfare qualsiasi richiesta del maestro.

Per portare a compimento il proprio progetto, i guru si servono di altri soggetti che con loro collaborano.

Le sette e le psicosette sono definite « culti distruttivi » perché, in taluni casi, conducono i soggetti manipolati alla follia e talvolta alla loro morte.

Si tratta di schemi ben strutturati, con un sistema « a catena » che avviene attraverso l’abuso della scienza psicologica e psicoterapeutica.

Si creano legami indissolubili e segreti, utilizzando comunicazioni orali e mai scritte. L’uso della tecnologia è limitato a strumenti non intercettabili, talvolta sommersi nel dark web, e sono utilizzati linguaggi in codice conosciuti solo dagli adepti.

La situazione di sottomissione viene svelata solamente quando vengono attivate indagini da parte delle Forze dell’ordine e delle procure della Repubblica, a seguito delle quali emergono i nomi delle vittime, quello del maestro e, spesso difficilmente, i nominativi degli appartenenti alla rete di soggetti coinvolti.

Risulta sempre difficile portare alla luce questa macchina dell’inganno psicologico, spesso caratterizzata da un sistema ben organizzato.

Per fare ciò è necessaria l’istituzione di un nucleo centrale di intelligence interforze, con potere di coordinamento di articolazioni regionali, dotati di un archivio contenente i nomi delle sette, dei capi, dei collaboratori, degli adepti e delle vittime, nonché la geografia delle sedi.

Solamente incrociando questi dati si può costituire un valido strumento per combattere il fenomeno.

Il fenomeno è in crescita, con un conseguente aumento del numero di giovani maggiorenni scomparsi e impossibilità delle famiglie di poter intervenire, a causa proprio della maggiore età delle vittime.

Quanto sino ad ora esposto deve indurre, in primo luogo all’introduzione di una norma penale che punisca le condotte anzi descritte, e successivamente a un progetto di intervento volto a creare strumenti idonei a combattere il fenomeno nella sua più ampia accezione.

Si rende necessario un intervento legislativo che, seppur non risolutivo, possa arrivare alla punizione di coloro che commettono tale tipo di reato.

Il presente disegno di legge introduce quindi nel codice penale il reato di manipolazione mentale, prevedendo che chiunque, nell’ambito di un gruppo che promuove o pratica attività finalizzate a creare o a sfruttare una condizione di dipendenza psicologica o fisica dei partecipanti, induca taluno in un perdurante stato di soggezione, tale da escludere, o da limitare in modo rilevante, la libertà di autodeterminazione o la capacità di discernimento, venga punito con la reclusione da tre a otto anni

Sentivamo tanto la mancanza di questo nuovo evanescente reato e delle “psicosette”.

Un commento

  1. Scusate se nella mia mentalita’ scientifica non riesco a capire perche’ si devono scrivere le leggi in questo modo. Perdonatemi se non commento il reato in se ma solo il modo di descriverlo e’ un mio grave difetto.

    chiunque, nell’ambito di un gruppo – Manca la definizione di gruppo quindi il reato vale da 3 persone in su.. e questo mi puo’ stare bene (solo questo)

    che promuove – manca la definizione di quali sono gli atti concreti che integrano l’azione di promuovere in un codice penale dove il dolo e’ essenziale, come cittadino devo sapere quali sono gli atti concreti che non posso fare

    o pratica attività finalizzate – come sopra

    a creare o a sfruttare una condizione di dipendenza psicologica o fisica – mancano la definizioni di tutte le situazioni che sono da considerarsi come condizione di dipendenza psicologica o fisica e come esse si manifestano

    dei partecipanti – manca la definizione di partecipante

    , induce taluno in un perdurante – manca la definizione temporale di perdurante per cui da 2 secondi in poi il reato e’ integrato… e questo non mi sta bene

    stato di soggezione – manca la definizione dettagliata e precisa di cosa si intende per stato di soggezione e come si manifesta

    tale da escludere, o da limitare in modo rilevante, – manca la definizione dettagliata e precisa di cosa si intende per modo rilevante

    la libertà di autodeterminazione – manca la definizione dettagliata e precisa di cosa si intende per liberta’ di autodeterminazione e come si manifesta in maniera che integri il reato

    o la capacità di discernimento – manca la definizione dettagliata e precisa di cosa si intende per capacita’ di discernimento e come si manifesta in maniera che integri il reato

    Ma le pesava la penna che ha scritto a riassunto invece che in modo chiaro dettagliato e ineccepibile?

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