“Un Garante” è per sempre (Vito Daniele Cimiotta)

La tutela dei diritti delle persone private della libertà personale rappresenta una delle sfide più delicate e urgenti per ogni democrazia.

In Italia, questo compito fondamentale è affidato al Garante dei diritti delle persone detenute o private della libertà: un organo indipendente e permanente, chiamato a vigilare sulle condizioni di detenzione e a prevenire abusi che ledano la dignità umana.

Il principio è chiaro e imprescindibile: un Garante è per sempre.

Non si tratta di un ruolo temporaneo o soggetto a logiche politiche contingenti, bensì di un presidio stabile e continuo, perché i diritti umani non ammettono sospensioni né scadenze.

Questa necessità è stata ribadita con forza dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo nella storica sentenza Torreggiani e altri c. Italia (2013), in cui si è condannata l’Italia per condizioni di detenzione inumane e degradanti e per la durata eccessiva della custodia cautelare.

La sentenza ha sottolineato come la mancanza di un controllo efficace e costante favorisca il ripetersi di gravi violazioni, imponendo l’istituzione di un organismo indipendente con poteri di vigilanza e intervento ininterrotti.

Il Garante, infatti, dispone di ampi poteri: può ispezionare senza preavviso ogni luogo di detenzione, ascoltare direttamente i detenuti, raccogliere segnalazioni e denunciare situazioni critiche alle autorità competenti.

Questa funzione non può essere svolta saltuariamente o con ritardi, ma deve caratterizzarsi per una presenza attiva e costante, l’unica reale garanzia di prevenzione e di intervento tempestivo contro abusi e violazioni.

Inoltre, la realtà attuale rende ancor più urgente questa funzione: sono infatti in corso diversi processi per presunte torture e maltrattamenti subiti da detenuti nelle carceri italiane.

Questi casi drammatici confermano quanto sia indispensabile un controllo rigoroso e indipendente per tutelare la dignità umana e i diritti fondamentali delle persone private della libertà, ed evitare il ripetersi di simili abusi.

Il lavoro del Garante si fonda sui diritti sanciti dalla Costituzione italiana: la dignità umana (art. 2), la libertà personale (art. 13), il divieto di trattamenti contrari al senso di umanità (art. 27, comma 3), il principio di uguaglianza (art. 3) e il diritto alla salute (art. 32). Diritti inviolabili che richiedono una protezione senza interruzioni.

Per questo motivo, è fondamentale che il Governo – a prescindere dalla sua composizione politica – sostenga il Garante con continuità e senza conflitti. Governo e Garante devono remare nella stessa direzione, in un rapporto di collaborazione leale e senza contrasti, affinché la tutela dei diritti umani non subisca indebolimenti o strumentalizzazioni.

Ciò significa garantire risorse adeguate, rimuovere ostacoli burocratici e dare seguito alle raccomandazioni del Garante. Solo così sarà possibile mantenere viva e efficace la funzione di controllo e prevenzione, riconoscendo al Garante il ruolo di pilastro insostituibile dello Stato di diritto e della civiltà giuridica.

In conclusione, la figura del Garante non può essere ridotta a un ruolo puramente formale o politico: essa rappresenta un presidio fondamentale e permanente della dignità umana e della giustizia nel nostro Paese.

Un Garante è per sempre” non è un semplice slogan, ma un imperativo morale e giuridico.

Il Governo Meloni, così come ogni futuro esecutivo, ha il dovere ineludibile di garantire la piena indipendenza e continuità di questa istituzione, perché ogni compromesso sarebbe una sconfitta per la democrazia.

La vera grandezza di uno Stato si misura dalla protezione che riserva ai suoi cittadini più fragili. Difendere il Garante significa difendere l’anima stessa della Repubblica.