È un tempo in cui i venti di guerra soffiano sempre più forte, l’annientamento del nemico è considerato l’opzione più seducente, le vie diplomatiche sono considerate alla stregua di una barzelletta e la lucidità sparisce dal radar e viene sostituita dalla frenesia irriflessiva.
La disperazione e l’impotenza costringono allora a ripescare tra gli archivi vecchie proposte rimaste lì a impolverarsi ma che potrebbero rivelarsi risolutive.
Una la fece Lucio Dalla, quarant’anni fa, alla sua maniera, immaginandosi come un angelo.
Ecco che disse:
“Se io fossi un angelo, chissà cosa farei.
Alto, biondo, invisibile, che bello che sarei e che coraggio avrei.
Sfruttandomi al massimo è chiaro che volerei.
Zingaro, libero, tutto il mondo girerei.
Andrei in Afghanistan e più giù in Sud Africa
a parlare con l’America.
E se non mi abbattono anche coi russi parlerei.
Angelo, se io fossi un angelo, con lo sguardo biblico li fisserei.
Vi do due ore, due ore al massimo, poi sulla testa vi piscerei, sui vostri traffici, sui vostri dollari, sulle vostre belle fabbriche di missili”.
Potrebbe funzionare?
