Sicurezza alimentare e reato di pericolo presunto: prodotti alimentari in cattivo stato di conservazione all’interno del complesso dell’esercizio commerciale (Riccardo Radi)

La cassazione penale sezione 3 con la sentenza numero 22632 del 17 giugno 2025 ha stabilito che il fine primario della normativa in materia di alimenti (il c.d. «bene-fine») è la tutela della «salute pubblica», in relazione al quale la violazione di cui all’articolo 5, lettera b), della legge 283/62 si pone come reato di pericolo presunto; essa si ottiene attraverso la tutela della «sicurezza alimentare» (c.d. «bene-mezzo», o bene «strumentale»), a presidio della quale è posta, a carico di coloro che intervengono professionalmente in tutta la filiera alimentare (produzione, distribuzione e vendita), una serie di obblighi tali da garantire la sussistenza dei requisiti di igiene, in relazione al quale la violazione di cui sopra si pone come reato di danno.

Pertanto, la presenza di alimenti in cattivo stato di conservazione all’interno del complesso dell’esercizio commerciale viola l’«affidamento» del consumatore a che il prodotto giunga al consumo con le cure igieniche imposte dalla sua natura, cui corrisponde, sul versante del soggetto attivo del reato, una posizione di garanzia circa la sussistenza, in tutta la filiera alimentare, dei requisiti di igiene, e ciò indipendentemente dalla concreta messa in vendita dell’alimento.

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