L’iniziativa della Camera penale di Venezia
La Camera penale di Venezia ha realizzato e diffuso un video della durata di poco meno due minuti (a questo link per un resoconto di Open e la visione del video)
Il suo scopo è dimostrare che la separazione delle carriere tra PM e giudici è indispensabile perché l’attuale assetto non solo non previene ma addirittura favorisce connubi innaturali tra le due categorie a danno di chi si difende.
L’idea filmica, se così si può dire, è espressa attraverso una sequenza di situazioni nelle quali si affrontano due contendenti (una partita a scacchi, un gioco di carte, una sfida di destrezza) e l’esito è determinato non dalla maggiore abilità di uno dei due ma dall’intervento di un terzo che trucca platealmente le regole e fa vincere chi piace a lui.
La reazione della rappresentanza veneziana dell’ANM
È stata affidata ad un comunicato di cui riportiamo di seguito il testo integrale, evidenziato in corsivo.
“Il contenuto del video distorce gravemente e consapevolmente la realtà, dipingendo un processo penale “truccato” per la collusione tra pubblico ministero e giudice, scenario falso che mortifica e ridicolizza l’amministrazione della giustizia e la stessa funzione difensiva.
Spiace constatare che tale scomposto attacco provenga da avvocati con i quali quotidianamente i magistrati del distretto veneziano si confrontano nel reciproco rispetto che da sempre ne ha contraddistinto i rapporti.
Spiace constatare altresì che l’analisi delle gravi disfunzioni che affliggono il sistema giustizia e dei necessari interventi riformatori per porvi rimedio (ben consapevoli tutti che alcun beneficio deriverebbe dalla introduzione della separazione delle carriere), abbia lasciato il campo a proclami falsi e grotteschi indegni di un serio e approfondito confronto.
Preoccupa che la Camera Penale Veneziana, pur sostenendo legittimamente la propria posizione a favore della separazione delle carriere, utilizzi delle modalità palesemente calunniose.
Il contenuto del video intende chiaramente veicolare ai cittadini un’immagine ai limiti del ridicolo e della farsa del processo penale, trasmettendo un messaggio oltre che mendace, pericoloso e che non fa altro che instillare sfiducia nella giustizia, servizio essenziale che ogni giorno magistrati, avvocati e assistenti amministrativi cercano di offrire al meglio.
Tali iniziative non potranno che influire negativamente sui futuri rapporti tra la camera penale veneziana e i magistrati del distretto veneziano“.
Il commento
Il video della Camera penale di Venezia è censurabile per difetto di bon ton istituzionale, per l’azzardato accostamento tra l’attuale assetto ordinamentale della magistratura e una condizione naturalmente vocata al broglio, per la semplificazione brutale di temi che richiederebbero ben altro spessore intellettuale e argomentativo.
Uno sbracamento di forme e contenuti, insomma, e ci stupisce che non sia stato aggiunto un duello come quello dell’OK Corral, con la rappresentazione dell’arbitro che consegna un missile terra-terra a uno sfidante e una fionda all’altro.
Ciò doverosamente premesso, anche il comunicato dell’ANM desta preoccupazione e sì, anche sconcerto.
Il veleno sta nella coda, nell’ultima frase.
Dopo una serie di considerazioni legittime e sacrosante, ecco spuntare questa chiusa: “Tali iniziative non potranno che influire negativamente sui futuri rapporti tra la camera penale veneziana e i magistrati del distretto veneziano”.
Si sbaglia a definirla come la minaccia di una rappresaglia?
E se così fosse, spetta a un gruppo di magistrati che, per quanto stiano agendo in veste sindacale, rappresentano la quasi totalità dei magistrati del distretto giudiziario veneziano, avvisare la Camera penale locale che i rapporti con essa sono destinati a peggiorare?
Cosa vuol dire in concreto?
Passi se il riferimento fosse limitato alla convegnistica: se ne fanno tanti convegni, per lo più inutili, non sarebbe una gran perdita se diminuissero un po’.
Ma se invece cominciasse ad essere esteso ad attività che richiedono una collaborazione istituzionale, già si sarebbe largamente fuori dal seminato.
Non si potrebbero più fare protocolli di intesa con efficacia vincolante o quantomeno persuasiva.
Qualunque giudice e qualunque PM si sentirebbe legittimato a trattare scortesemente gli aderenti e i rappresentanti della camera penale che segnalano esigenze o disservizi, che invocano maggiore attenzione su aspetti organizzativi, che chiedono maggiore uniformità e prevedibilità dei criteri interpretativi.
Si è convinti che questo i PM e i giudici veneziani non possono farlo né possono minacciare di farlo, perché le loro funzioni e i loro poteri e la loro organizzazione individuale e collettiva non gli appartengono e non possono disporne come fossero beni privati.
Che dire in conclusione?
Non uno scontro di quelli che rimarranno nella storia del pensiero, questo è certo.
