In tema di abitualità e configurabilità del delitto di maltrattamenti in caso di convivenza limitata.
La Cassazione sezione 6 con la sentenza numero 22019 depositata l’11 giugno 2025 ha stabilito che il delitto di maltrattamenti può essere integrato anche da comportamenti vessatori che si protraggano per un lasso di tempo limitato, a condizione che la ripetizione di atti vessatori sia idonea a determinare la sofferenza fisica o morale continuativa della parte offesa, mentre l’estensione dell’arco temporale, entro il quale si manifestano le condotte maltrattanti, è un dato tendenzialmente neutro ai fini della configurabilità del reato, fermo restando che, se la convivenza si è protratta per un periodo limitato, è necessario che le condotte vessatorie siano state poste in essere in maniera continuativa o con cadenza ravvicinata.
Nella sentenza si richiama il principio espresso dalla medesima sezione con la sentenza numero 21087/2022 che sempre in tema di maltrattamenti in famiglia, ha statuito che l’estensione dell’arco temporale entro il quale si manifestano le condotte maltrattanti è un dato tendenzialmente neutro ai fini della configurabilità del reato, fermo restando che, se la convivenza si è protratta per un periodo limitato, è necessario che le condotte vessatorie siano state poste in essere in maniera continuativa o con cadenza ravvicinata.
Fattispecie in cui la Suprema Corte ha ritenuto integrato il reato in relazione a condotte prevaricatrici attuate, in circa un mese di convivenza, con cadenza quasi quotidiana.
