MAMA o non MAMA? Il diritto all’affettività in carcere e l’ennesima defaillance organizzativa del Ministero della Giustizia (Vincenzo Giglio)

Ieri 2 giugno 2025, il quotidiano Il Dubbio ha pubblicato “Nordio: «Solo 32 carceri su 189 pronte per i colloqui intimi»” a firma di Damiano Aliprandi (consultabile a questo link).

Ne apprendiamo che l’On. Carlo Nordio, Ministro della Giustizia, rispondendo di recente ad un’interrogazione a risposta immediata del deputato Roberto Giachetti, ha informato che solo 32 penitenziari sui 189 censiti hanno individuato locali adeguati a consentire incontri intimi dei detenuti con i loro partner.

La percentuale è pertanto pari al 17% del campione monitorato, vale a dire meno di un istituto su cinque.

Eppure, la sentenza n. 10/2024 della Consulta che ha riconosciuto il diritto all’affettività dei detenuti è stata emessa il 26 gennaio 2024, già da anni si parla del progetto M.A.M.A., acronimo del Modulo per l’Affettività e la Maternità, e sono stati costruiti alcuni prototipi alla cui ideazione ha concorso l’architetto Renzo Piano, da decenni si riconosce che i detenuti hanno diritto alla vita sessuale la cui impossibilità forzosa non risponde ad alcuna finalità rieducativa, anzi ne è la negazione.

Il nostro immaginifico e colto Guardasigilli, così prodigo di citazioni tratte dai piani nobili della letteratura e così tenace nel richiamo continuo all’umanità della pena, sembra al contrario un pizzico in ritardo quando si tratta di scendere ai piani terra e nei sotterranei, lì dove nessuno si sognerebbe di organizzare un convegno ma dove scorre la vita vera, con i suoi affanni e, per i detenuti e le loro famiglie, con i suoi tormenti.

Un merito va però riconosciuto al Ministro e al dicastero della Giustizia: nessuno è più capace di loro quando si tratta di coniare sigle e acronimi accattivanti: questa volta MAMA, altre volte SPEDIGIUS, PINTOPAGA, SIAMM e tutti gli altri partoriti dall’inesauribile fantasia degli apparati curiali.

Un’unica pecca, se è lecito dirlo: manca sempre il secondo pezzo del mantra che ne sveli compiutamente la natura.

In questo caso, sarebbe bastato aggiungere “o non MAMA?” per significare l’esistenza di un ragionevolissimo dubbio sulla possibilità di fruire quando si è ancora in vita dell’ennesimo servizio messo a disposizione della popolazione detenuta.