La cassazione sezione 6 con la sentenza numero 18744 depositata il 19 maggio 2025 ha ricordato che l’articolo 2, comma secondo, della legge 247 del 2012 stabilisce che “l’attività professionale di consulenza legale e di assistenza legale stragiudiziale, ove connessa all’attività giurisdizionale, se svolta in modo continuativo, sistematico e organizzato, è di competenza degli avvocati”: ne consegue che per la configurabilità del delitto di esercizio abusivo della professione di avvocato ha soltanto rilevanza l’effettivo svolgimento di una attività con siffatte caratteristiche ad opera dell’agente, non essendo invece necessaria l’esistenza di un mandato formale per l’attività giudiziale, laddove non ha alcun giuridico fondamento la tesi difensiva che pretende che l’attività giurisdizionale connessa sia affidata al medesimo soggetto, mentre rileva soltanto che l’attività di consulenza – svolta in modo continuativo, sistematico e organizzato – sia destinata a incidere su un contenzioso giudiziale, presente o futuro.
Pertanto, non ha alcuna rilevanza che l’attività giurisdizionale sia stata affidata a un altro soggetto con l’abilitazione da avvocato.
