Separazione delle carriere: e se si tornasse alla Costituzione, senza bisogno di riscriverla? (Marco Eller Vainicher)

Leggo sulle pagine dell’organo del CNF, ma anche su diverse riviste tecniche, interventi di ogni genere sulla riforma della Costituzione diretta ad introdurre la separazione delle carriere e delle guerre di posizione che ne sono discese e mi chiedo, al di là del fatto che possa o meno funzionare (ma ha ragione Piffer: no, non funzionerà, perché è un problema di teste, non di norme): è necessario?

Creeremo una bella separazione delle carriere di diritto, nella speranza che da questo discenda un divide su cui imperare, con un meraviglioso mondo giudiziario sempre più dominato dalle correnti, che non a caso sono fortemente sostenute sia dal PD, che dalla CGIL.

E se invece leggessimo con attenzione la Costituzione, quella parte poco studiata in cui si parla di Magistratura come organo unico, separato solo per funzioni, di organizzazione della pubblica amministrazione per legge, ripartendo le sfere di competenza, le attribuzioni, le responsabilità per garantire efficienza ed efficacia dell’azione amministrativa? Davvero ci servirebbe cambiare il testo della Carta e non semplicemente darle esecuzione?

Oggi abbiamo cinque diverse magistrature professionali (ordinaria, militare, amministrativa ordinaria, contabile e tributaria) e almeno due onorarie, più la Corte costituzionale e gli organi giurisdizionali disciplinari, compreso quello di cui all’articolo 411 cpmp per come attuato, dalla Corte costituzionale dal 2016.

Per ciascuna delle magistrature togate abbiamo un organismo di autogoverno.

Poi ci sono quattro funzioni, tra loro permeabili, a volte senza neppure la fatica di fare domanda, basta indossare o togliere la toga: inquirente, requirente, giudicante, ispettiva, trascurando i fuori ruolo sparsi per Ministeri e Gabinetti di varie autorità politiche.

E così abbiamo gli ex dirigenti ministeriali che diventano consiglieri di Stato e giudicano dei provvedimenti ministeriali, come gli ex capi di gabinetto di questo o quel politico che saranno chiamati a vagliarne le condotte.

Trascurando i magistrati con funzioni ispettive che giudicano l’operato del proprio ex ufficio, in cui ritorneranno dopo qualche anno, magari con uno scambio alla pari con chi li giudicherà domani e che è stato giudicato da loro ieri.

Il tutto con la garanzia che li giudicherà un loro pari in caso di denuncia, e ne è prova il repertorio delle archiviazioni disciplinari (sull’esito dei procedimenti pare che esista una classificazione superiore al Segreto di Stato di cui alla Legge 124, o alla Decisione UE ICUE).

E se invece la magistratura fosse un corpus unico diviso in cinque ruoli e quattro funzioni? E se, invece di un’Alta Corte, ci fosse un giudice disciplinare di tutte le professioni, inclusi i magistrati, che possa avere una struttura analoga a quella dell’articolo 17 att. cpp? E se la responsabilità civile per cattivo uso del proprio potere da parte del magistrato fosse in realtà una responsabilità per danno erariale, solo che non è mai stata ammessa la costituzione di uno dei danneggiati? E se, all’interno del nuovo CSM le decisioni fossero prese per ogni ruolo e per ogni funzione dagli appartenenti a quella categoria e le elezioni fossero per categoria, cioè i rappresentanti in ragione di ruolo e funzioni?

Se fosse, per mera ipotesi, davvero così?

Beh, se lo fosse non avrebbe senso riscrivere la Costituzione, creando incognite interpretative e riforme di dubbia funzionalità che spacchino il paese, e sarebbe sufficiente limitarsi a darle attuazione evitando sorteggi, alte corti, guerre di trincea e di mina che l’uomo della strada osserva, senza riuscire a capire, tifando per questo o quel politico meramente per fede, indebolendo la giustizia e l’attuale maggioranza politica.

Strano che nessuno, ad oggi ci abbia pensato.