Dall’1 aprile, anche, il processo per direttissima entrerà nell’orbita del processo telematico.
Ci siamo chiesti gli uffici della Procura della Repubblica e del Tribunale si sono predisposti alla novità?
In che modo verrà garantito agli avvocati l’accesso e la consultazione degli atti, anche in considerazione dei tempi strettissimi del rito?
La congiunzione astrale, non imprevista ma prevedibilissima, vedrà l’obbligatorietà del deposito tramite portale telematico degli atti, documenti, richieste e memorie relativi “al procedimento” di cui al libro VI, titoli I (giudizio abbreviato), III (giudizio direttissimo) e IV (giudizio immediato) e il venir meno della proroga disposta, motu proprio, dagli 86 Presidenti di Tribunale che hanno di fatto sospeso il regime di deposito obbligatorio per i magistrati, disposto dal D.M. 206 del 2024, e così reintrodotto – solo per loro – la possibilità di ricorrere al cartaceo.
Siamo andati all’ufficio arrestati di Roma (il più grande tribunale di Europa) e abbiamo parlato con il funzionario responsabile dell’ufficio.
Le notizie ricevute sono preoccupanti.
La Procura della Repubblica si dice pronta al rito direttissimo telematico ma sembrerebbe che il Tribunale non lo sia, questo il riassunto di una recente riunione.
Le problematiche sono così riassumibili: non tutte le aule sono idonee per carenza di strumentazione, i pubblici ministeri di aula sono sprovvisti di computer per poter inserire gli atti, le incognite sul funzionamento dell’App2.0 sembrano permanere e quindi permangono problemi di carattere organizzativo interni.
In tutto questo qualcuno si è ricordato del sacrosanto diritto degli avvocati di consultare gli atti?
Alla fine ci sarà la solita soluzione all’italiana ma zitti non diciamolo all’Europa.
E’ stato deciso di preparare un fascicolo cartaceo per permettere agli avvocati di consultarlo.
