Non credevo che un’istituzione, un pilastro della democrazia, potesse scioperare.
È come se una gamba decidesse ad un certo punto di astenersi di camminare senza che vi sia una patologia.
Sì, perché la patologia è questa: scioperare!
Il nostro sistema democratico si fonda su tre pilastri: potere esecutivo, potere legislativo e potere giudiziario. Si è mai sentito dire che il Governo scioperi?
Si è mai sentito dire che il potere legislativo, ossia entrambe le Camere, opposizione e maggioranza, scioperi?
Come può un pilastro del nostro sistema decidere di scioperare? E tutto questo appare normale?
Ma soprattutto un potere, quello giudiziario, che ha il compito di applicare la legge o di contestarla, nelle forme previste, ossia impugnandola innanzi alla Corte costituzionale, che invece sciopera contro un altro potere!
I nostri padri costituenti hanno diviso i compiti e hanno previsto che ognuno non invada quello degli altri, se non nelle forme previste. Invece i magistrati hanno deciso che il 27 febbraio sciopereranno contro il potere legislativo e esecutivo.
Quale sarebbe la loro colpa?
Dare finalmente una regola corretta al processo penale nel rispetto dell’art. 111 della Costituzione, che ad oggi, ancora, non trova applicazione.
Ci vuole la separazione delle carriere!
Il giudice deve seguire una carriera diversa da quella del Pubblico Ministero, che è l’accusa nel processo penale, e ciò serve a dare equilibrio al sistema penale fondato sul GIUSTO PROCESSO. In questo momento i giudici e i pubblici ministeri hanno la stessa struttura che li governa sotto il profilo della carriera.
Noi vogliamo un Giudice forte, svincolato dalle stesse dinamiche della carriera del Pubblico Ministero.
Solo questo! Eppure, la magistratura sciopera!
Il potere giudiziario contesta il potere legislativo e ciò pare corretto? Se vi diranno che siamo in democrazia e si può scioperare, dovrete rispondere che non è così, perché loro sono il sistema democratico e se contestano un altro potere mettono a rischio la democrazia.
Non mascheriamoci dietro la Costituzione.
