Questa mattina, il deputato Roberto Giachetti è intervenuto in discussione generale sulla mozione di sfiducia che le opposizioni hanno presentato nei confronti del Ministro della Giustizia Carlo Nordio in seguito alla vicenda Almasri e a quella più recente di Paragon.
Il j’accuse di Giachetti merita una lettura attenta e riteniamo utile pubblicarlo:
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Giachetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Grazie, signor Presidente. Io vivo ancora, signor Ministro, la politica con passione e, se è consentito, anche con sentimento. E quindi, la prego di credermi, che la delusione e il dolore sono i sentimenti per me prevalenti nel dover svolgere questo intervento.
Io ho sempre ritenuto lei una persona seria, una persona stimabile, una persona intellettualmente onesta, una persona coerente. Il fatto che io, oggi, mi trovi a fare questo intervento che mette in contraddizione con queste mie convinzioni, per me non è un fatto piacevole. È un elemento di grande delusione e, se possibile, anche di grande dolore per come io interpreto la politica.
Anche perché, signor Ministro, io non riesco a mettere completamente in discussione il mio convincimento sulla sua persona, ma devo prendere atto, purtroppo, che lei è stato capace di ribaltare completamente le sue convinzioni, la sua origine, la sua cultura, il suo essere prima di assumere questo incarico, travolgendolo e stravolgendolo pur di rimanere seduto su quella poltrona a coprire qualunque contraddizione con la sua storia, con la sua cultura, si è manifestata nel corso dell’azione di questo Governo.
È del tutto evidente, signor Ministro, che la ragione per la quale io intervengo e voterò questa mozione è perché tutta ed esclusivamente politica. Per me si tratta, non soltanto per le argomentazioni, anzi, ovviamente noi abbiamo sottoscritto questa mozione e io concordo pienamente e posso, come dire, evitare di concentrarmi troppo sul merito della mozione, per esprimerle la mia personale e la nostra sfiducia più totale per il suo operato a tutto campo. Non soltanto in riferimento a quest’ultimo – anzi no, non quest’ultimo – questo penultimo episodio, perché abbiamo anche il caso Paragon al quale verrò tra poco, signor Ministro, che purtroppo dimostra che certi ragionamenti del passato non trovano nessun tipo di coerenza con l’attualità.
Ma io penso che il fallimento politico sia la ragione della sottoscrizione di questa mozione, e della richiesta delle sue dimissioni. Non certo per questioni legate a vicende giudiziarie, lo chiarisco molto bene anche perché io sono convinto che lei, se fosse possibile fare, come dire, un Daspo cumulativo, dovrebbe andarsene portandosi appresso anche forse il peggior Sottosegretario che abbiamo avuto nella nostra storia. Quello che lei ha definito praticamente Churchill (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe e del Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) – aggiungo io, di Testaccio – e che dovrebbe essere rapidamente riconsegnato alla società civile, non certo per la vicenda giudiziaria, ma per tutto quello che è stato capace di fare e dire nel corso della sua attività di Sottosegretario.
Per quanto ci riguarda, noi siamo interessati a un rapporto politico e in ragione di un rapporto politico chiediamo che entrambi ve ne andiate, ed io le devo dare atto, signor Ministro, l’unica cosa, mi consenta, mi tolgo questo piccolo sassolino, perché, diciamo, atto dovuto, atto voluto: la vicenda del Tribunale dei ministri. Lei sa perfettamente che io l’ho denunciata, con 12 pagine, a proposito di quelli che penso siano dei comportamenti che sono stati messi in campo dal Ministro e dai Sottosegretari che sono delegati alla questione delle carceri. Questione che è rimasta depositata sulla scrivania del Procuratore generale della Repubblica di Roma e non ha mai avuto, automaticamente, nessun avvio di procedura. Quindi, è del tutto evidente, che quel tipo di procedura non è una procedura automatica, ma è una procedura sulla quale si valutano, e mi dispiace perché avevamo messo 12 pagine in cui spiegavamo, in base al codice penale, che quando chi sa che si sta consumando un reato non interviene per impedirlo, diventa complice di quel reato.
Ma, detto questo, le ragioni che adesso le vengo a portare, sottoscrivendo pienamente tutte le considerazioni che sono state fatte sul caso Almasri e, devo dirle, in termini di stile, quello che posso aggiungere che obiettivamente quella sua arringa difensiva che ci ha fatto, qui alla Camera, nel difendere, come dire, l’uscita dal carcere dell’Almasri, in ragione delle responsabilità della Corte penale internazionale, lì, anche in termini di stile, devo dire che mi ha lasciato abbastanza colpito.
Ma, dicevo, non è, signor Ministro, soltanto la vicenda Almasri, che pure è di una gravità inaudita perché è il gioco delle parti, il fatto – questo non dipende da lei – che ancora non siamo riusciti ad avere qui la Presidente del Consiglio a dirci una parola chiara, né su quello, né sull’altra questione, che pure l’ha investita direttamente, credo anche con un piccolo corto circuito all’interno del Governo.
Mi riferisco alla vicenda Paragon. Peraltro, diciamo, una vicenda che non si è interrotta e che ogni giorno ci dà qualche elemento in più, perché abbiamo scoperto, oggi, che anche Don Mattia Ferrari è stato intercettato e siccome sono tutte intercettazioni illegali, chissà, signor Ministro, quanti sono quelli che sono stati intercettati. Ma lei, quando è venuto qui a fare le sue dichiarazioni, smentendo quello che aveva sostenuto il Sottosegretario ai servizi segreti il giorno prima, cioè che queste affermazioni erano classificate, ci ha dato delle informazioni. E io ritengo – ma ovviamente è una mia opinione e lei sa se quello che dico è vero o meno -, che lei abbia giocato borderline con la verità, perché io non so come lei possa affermare che la Polizia penitenziaria nel 2024 non abbia fatto alcuna intercettazione.
Vorrei chiederle, signor Ministro, chi li ha intercettati, per esempio, gli avvocati che parlavano con i detenuti all’interno delle carceri, in svariate occasioni? Lei gioca, signor Ministro, lei magari gioca esattamente sulla differenza che c’è tra il Trojan e l’intercettazione, a mio avviso ambiguamente; lei gioca tra una formale verità, che non sia stata la Polizia penitenziaria a decidere quelle intercettazioni, e magari siano state delle procure della Repubblica, e il fatto che, però, poi quelle intercettazioni sono state fatte dalla Polizia penitenziaria. Questo, forse, di fronte al Parlamento meriterebbe molta più chiarezza, questo per venire alla vicenda Paragon.
Poi, signor Ministro, ci sono altre questioni che mi stanno a cuore, perché quando le dico che la nostra sfiducia è a tutto tondo, riguarda anche, ovviamente, questioni che lei sa a noi stanno particolarmente a cuore. Sono state citate, per esempio, quella dell’emergenza carceraria: a proposito saremmo curiosi di sapere come mai se ne è andato il capo del DAP e che fine farà il DAP. Avrà un capo? Avrà un nuovo capo? Dovremmo aspettare, com’è stato per il garante oppure anche com’è stato per il famoso commissario per le carceri, di cui – non voglio fare battute sgradevoli – abbiamo scoperto qual è la principale attività nei giorni scorsi.
E per quanto riguarda l’emergenza carceraria – ne faceva riferimento il collega De Raho – oggi siamo arrivati a 13 suicidi. Signor Ministro, non so a lei quanti ne risultino, perché l’altra volta, quando lei è intervenuto, ha detto che dai conti che voi avete fatto sono 13. Anche qui giocando su un’ambiguità anche un po’disumana, perché lei sa perfettamente che quelli che non le risultano suicidi in quanto tali è perché sono persone che hanno tentato il suicidio, non sono morte in carcere, ma sono morte in ospedale.
Le pare questo un elemento, rispetto ai rapporti col Parlamento, utilizzabile per giustificare quello che sta accadendo? Aggiungendo, come il suo Sottosegretario Churchill ci ha spiegato, che gli piacerebbe molto vedere spirare soffocati quelli del 41-bis dentro i furgoni, lei ci ha spiegato che non c’è alcuna connessione tra i suicidi e il sovraffollamento carcerario, dimostrando una sua competenza scientifica che francamente io non ho. Io non sono in grado di dire che i suicidi sono sicuramente causa del sovraffollamento carcerario. Sarei veramente curioso di sapere quali sono le sue basi scientifiche, sulla base delle quali lei ci spiega che, invece, non c’è nessun collegamento. Resta il fatto che, si può informare da tutti i dati, siamo arrivati a 13.
E seguendo, con questo trend, i suicidi saranno di più di quelli che già sono stati quest’anno, che sono stati il massimo. Di fronte a questo, lei, come dire, insieme al Sottosegretario Churchill e a tutta la maggioranza, ci spiega che la soluzione dell’emergenza sovraffollamento…che non è soltanto suicidi, ma è la vivibilità di tutti coloro che operano all’interno del carcere, compresa la Polizia penitenziaria, che ha avuto un morto anch’essa per suicidio. Tutti quelli che vivono lì dentro vivono l’emergenza carceraria come un’emergenza, rispetto alla quale la vostra politica di costruzione delle carceri, la sua amabile e quasi romantica volontà di trasformare le caserme in carcere o in residenze per la detenzione alternativa e via dicendo…a parte che sconta il fatto che, comunque, c’è bisogno di personale della Polizia penitenziaria, che è già sotto organico. Quindi, lei farebbe delle bellissime cattedrali nel deserto dove, poi, non ci potrebbe andare nessuno, perché non siamo in grado di coprirle. Ma detto questo, non intervengono nell’emergenza carceraria, eppure è un’emergenza che consuma ogni giorno un morto, persone consegnate nelle mani dello Stato e che muoiono all’interno delle carceri.
Lasciamo perdere poi il tema – ci verrò – della sanità delle carceri e degli altri morti, che ancora non sono accertati all’interno delle carceri, che fanno lievitare questo numero in una misura tale che, forse, una persona, diciamo, il Nordio che io ho intervistato più volte, quantomeno avrebbe avuto un approccio diverso rispetto al dramma di questa situazione. Lei, invece, ci ha spiegato che purtroppo sono cose che accadono.
Ma tutte le cose che lei ci viene a raccontare, per esempio, lei spesso e volentieri quando parliamo di giustizia ci ha parlato della custodia cautelare: un terzo dei detenuti sono in custodia cautelare. Ministro chi la deve cambiare la legge sulla custodia cautelare? Signor Ministro, lei è stato il testimonial dei referendum presentati dagli amici della Lega, che se ne sono scordati un secondo dopo aver presentato le firme che non hanno fatto una campagna elettorale. Chi la deve cambiare la legge sulla custodia cautelare? La devo cambiare io che sono all’opposizione oppure la dovete cambiare voi che siete in maggioranza? Magari, se tra la costruzione di un reato e l’altro, col quale state ingolfando il codice penale mandando la gente in galera a go go invece di togliere la gente dalla galera, trovasse il tempo per esempio per intervenire sulla custodia cautelare, ma non il tempo dei suoi interventi, in cui viene qui e ce lo dice e poi non si fa assolutamente nulla, perché così non si svuotano le carceri, neanche di quelli che non ci dovrebbero stare e che, statisticamente al 50 per cento, sono assolti e ci sono ingiustamente. La relazione che lei ci ha consegnato, signor Ministro, qualche giorno fa, ci parla di centinaia di persone che sono state trattenute per ingiusta detenzione, e non so quante fanno ricorso e non so quanti soldi costano allo Stato; so sicuramente quanto non vengano colpiti coloro che sono la causa di quella ingiuste detenzioni.
Ma la custodia cautelare? Perché non presentate una proposta di modifica della custodia cautelare? Le ho posto più volte la questione. Lei ha parlato, spesso e volentieri, della mancanza di magistrati. E sui fuori ruolo? Signor Ministro, io mi ricordo che quando feci la battaglia sui fuori ruolo lei provava un certo interesse quando ne discutevamo. Improvvisamente il problema dei fuori ruolo non solo non si pone più, ma diciamo li moltiplichiamo di giorno in giorno.
Trascuro, signor Ministro, il tema della obbligatorietà dell’azione penale, perché lei, io e molti di noi su che cosa significhi l’obbligatorietà dell’azione penale e in termini di assoluta discrezionalità da parte dei magistrati nell’apertura dei fascicoli, delle inchieste e via dicendo…Lo sappiamo perfettamente, c’era una possibilità che era nella proposta che noi avevamo presentato sulla raccolta di firme delle camere penali, sulla legge sulla separazione delle carriere, c’era anche la norma per l’eliminazione sostanzialmente dell’obbligatorietà dell’azione penale. Ovviamente, l’abbiamo fatta sparire. Saprà lei le ragioni, ma lei, da quello che io sapevo, era favorevole. Mi lasci dire anche, signor Ministro – e in questo io penso che lei abbia compiuto una ulteriore grave sgrammaticatura, perché questo lei…io sono contrario, ma lo può farlo lo può far fare agli altri – usare la separazione delle carriere – e lei sa quanto io sia convinto della riforma della separazione delle carriere – come, ormai, una costante arma contundente, per poter menare su qualunque attività giudiziaria non corrispondente ai vostri interessi o che vada contro i vostri interessi, è una vergogna nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle), che mette in difficoltà tutti coloro che credono nelle riforme genuinamente immaginate, e non certo per l’uso politico.
Il fatto che il suo Sottosegretario Churchill, appena ha ricevuto la sua condanna, ci ha spiegato che si deve andare avanti con la separazione delle carriere, è la dimostrazione plastica non solo, diciamo, della qualità giuridica del personaggio, ma anche l’ultimo esempio di come voi rischiate di distorcere e di trasformare una riforma nella quale anche noi crediamo in qualcosa di totalmente indigesto.
Ma non mi fermo qua, perché vorrei – anzi mi avvio alla conclusione perché ho promesso al collega Vinci che non avrei utilizzato tutti i 20 minuti – parlarle del panpenalismo per l’appunto di cui pure abbiamo parlato tante volte.
Ma perché, signor Ministro, non trova il modo di poter, come dire, mettere sul tavolo dei Ministri, di parlare con la Presidente del Consiglio, di spiegare ai suoi colleghi qualcuna delle ragioni che con tanta veemenza, concretezza e serietà, portava, anni fa, contro, esattamente, l’utilizzo del panpenalismo all’interno del nostro ordinamento?
La costruzione, costante, di reati inutili che servono, soltanto, per dare una risposta mediatica. Poi ci sono, anche, le chicche molto sgradevoli. C’è il tema che lei ha legittimato, signor Ministro, che riguarda le madri detenute: ovvero il fatto che noi siamo ritornati in una situazione nella quale riportiamo in galera le madri incinta, o i figli piccoli delle madri. Addirittura, glielo dico perché è successo di recente, colgo l’occasione, signor Ministro, per chiederle, con grande umiltà, di mettere mano alla chiusura dell’ICAM di Lauro (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe e di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle ) che è una struttura del Mezzogiorno, l’unica struttura che esiste, che consente di evitare che le madri vadano in galera – peraltro la collega De Biase, credo, abbia presentato un’interrogazione esattamente su questo.
Si occupi, anche, di queste piccole cose che umanamente hanno un valore straordinario.
È stato chiuso, non si capisce per quale, ragione l’ICAM di Lauro. Ripeto, è una struttura nel Mezzogiorno che consente di evitare che le madri vadano in galera insieme ai ragazzini. Chi è stato in galera, penso forse l’avrà visto anche lei, si può rendere conto cosa sia la vita di un bambino di 1- 2 anni, chiuso dentro una cella, che gioca con dei giochi inventati come delle palle organizzate con i teli, con la Polizia penitenziaria che cerca di dare una mano e via dicendo. Esiste, ancora, un filo di umanità in quello che voi siete in grado di produrre che vi consenta di fare un salto di qualità, non necessariamente per corrispondere a una richiesta dell’opposizione, ma per corrispondere a quei criteri di umanità che sono dovuti, comunque, a chi lavora?
E poi e così concludo, signor Presidente, lei ha vantato spesso e, devo dargliene atto di averlo fatto, di rispondere alle interrogazioni che noi presentiamo. Gliene vorrei citare tre, però, sulle quali, non so perché, lei, non solo, non risponde ma, in piena violazione dell’articolo 134 comma 1 del Regolamento, voi non vi adeguate, neanche, al precetto di rispondere in Commissione, dopo un determinato tempo in cui non avete risposto in Aula.
Questa non è una libera interpretazione, è un dovere che avete.
E io, adesso, sarò costretto a rivolgermi al Presidente della Camera, perché ho fatto una richiesta in base all’articolo 134 primo comma, che il Governo venga a rispondere in Commissione ad alcune interrogazioni che ho presentato e per le quali non ho avuto risposta. In particolare, mi riferisco a quella destinata, per l’appunto, al Ministero della Giustizia e che è stata presentata il 28 novembre del 2024 e che, tra l’altro, è stata sottoscritta dai rappresentanti di tutti i gruppi parlamentari tranne, non a caso, quello l’ha espressa, signor Ministro, ovvero Fratelli d’Italia.
Con questa si chiede di rendere pubblici e pubblicare sui siti istituzionali le relazioni delle ASL nel corso del ‘23 e del ‘24 all’interno delle carceri, e di conoscere i dati di morti in carcere nel corso del 2024, distinti per suicidi, morti per malattia, cause da accertare e omicidi e di sapere, in quale categoria, vengano inseriti i morti per scioperi della fame. Perché, signor Ministro, questo aiuterebbe anche lei, quando viene qui, a non correggere me quando le dico che le morti sono un certo numero e, magari, adeguarsi perché si rende conto che la classificazione, spesso e volentieri, può aiutarla a portare qui dei numeri diversi – ho finito signor Presidente – ma non corrisponde alla realtà. L’altra, ovviamente, è quella che riguarda i dettagli dei morti in carcere per suicidio nel corso del 2024 e il dato sui suicidi degli ultimi vent’anni. L’ultima, mi sta a cuore anche questa e so qual è la sua sensibilità in merito, è quella relativa al ricorso del signor Cavallotti, promosso da un gruppo di imprenditori siciliani, assolti dall’accusa di associazione mafiosa, e, ciononostante, i destinatari di confisca su cui la Corte europea ha posto al Governo italiano una serie di quesiti.
Posso chiedere, a margine della richiesta di fiducia, di darmi almeno la fiducia che il Governo, il Ministro della Giustizia su queste tre interrogazioni – non perché mi vuole bene ma perché lo deve in base al Regolamento della Camera – venga almeno a rispondere in Commissione?
Credo, signor Presidente, signor Ministro, di aver fatto un intervento nel quale ho cercato di non limitarmi alla questione oggetto della mozione di sfiducia, ma di farle comprendere, non so se lei ci crederà o meno, il disagio e l’amarezza di chi le parla perché da lei, comunque, continua ad aspettarsi molto di più
