In tema di rilevanza deontologica della vita privata dell’avvocato, segnaliamo che il Consiglio Nazionale Forense con la sentenza numero 335/2024 ha stabilito che costituisce (anche) grave illecito disciplinare, perché lede i principi di dignità, probità e decoro (art. 9 cdf) con conseguente pregiudizio per l’immagine e la dignità dell’intero ceto forense, il comportamento dell’avvocato che procuri, ceda e consumi sostanze stupefacenti, spesso in gruppo, nel corso di incontri di tipo sessuale intrattenuti con le proprie praticanti di studio.
Nel caso di specie, in applicazione del principio di cui in massima, il CNF ha ritenuto congrua la sanzione disciplinare della sospensione dall’esercizio della professione forense per la durata di anni due.
La decisione : Consiglio Nazionale Forense (pres. f.f. Corona, rel. Talerico), sentenza n. 335 del 21 settembre 2024
Ricordiamo che nel 2023, il CNF con la sentenza numero 331 aveva confermato la sospensione per anni 4 per la medesima vicenda riguardante la titolare dello studio legale: Cocaina anziché formazione alla professione legale: succede anche questo (di Vincenzo Giglio) – TERZULTIMA FERMATA
