Siamo nel 1930, tutti i magistrati e gli avvocati la guardano con scetticismo, in un mondo strettamente maschile compare la prima penalista donna: “Prima di me nessun tribunale aveva visto una donna, se non come imputata”.
La frase è di Lina Furlan, la prima penalista donna che può essere definita la mamma di tutte le penaliste italiane.
Nata a Venezia nel 1903 e laureata a pieni voti a Torino, Lina Furlan si iscrisse all’Ordine degli avvocati di Torino nel 1930, undici anni dopo l’approvazione in Parlamento della legge che garantiva esplicitamente l’accesso all’albo alle donne.
Lina Furlan fu la prima penalista italiana, che riuscì ad imporsi in un mondo esclusivamente maschile.
La Furlan divenne famosa per le arringhe intense e teatrali.
Scrive Bruno Segre sul quotidiano La Stampa del 29 dicembre 2016: “Lina Furlan difendeva al dibattimento i suoi clienti con una foga inaudita. Assistetti a un suo processo negli Anni 40: la voce altissima, l’esaltazione e la gesticolazione mi indussero a paragonarla a Maria Melato appassionata interprete della dannunziana Figlia di Iorio”.
Proprio lo stile di difesa intenso e un’oratoria quasi teatrale caratterizzavano le sue arringhe.
“Il mio esordio in Corte d’ Assise – raccontò nel 1995 – avvenne nel 1930.
Sapevo che intorno a me c’ erano solo diffidenza, stupore, incredulità.
Dovevo difendere una infanticida per la quale erano stati chiesti 25 anni.
Fu assolta.
Stavo lì, penosamente avvolta nella mia toga, e mangiavo la paura “.
“Prima di me nessun tribunale aveva visto una donna, se non come imputata e i miei colleghi mi guardavano sghignazzando dandosi di gomito al mio passaggio tra le aule” disse di sé.
Si è spenta nel 2000 nella sua città di Torino, a 97 anni, un ricordo doveroso a chi riuscì ad aprire ed indicare una strada nuova alle donne penaliste.
