Condannato residente all’estero: è competente la magistratura di sorveglianza del luogo in cui fu pronunciata la sentenza (redazione)

Cassazione penale, Sez. 1^, sentenza n. 4991/025, udienza del 29 gennaio 2025, ha chiarito la regola di determinazione della magistratura di sorveglianza competente quando l’interessato risieda all’estero.

Secondo il disposto dell’art. 677, comma 2, cod. proc. pen., “quando l’interessato non è detenuto o internato, la competenza, se la legge non dispone diversamente, appartiene al tribunale o al magistrato di sorveglianza che ha giurisdizione sul luogo in cui l’interessato ha la residenza o il domicilio. Se la competenza non può essere determinata secondo il criterio sopra indicato, essa appartiene al tribunale o al magistrato di sorveglianza del luogo in cui fu pronunciata la sentenza di condanna, di proscioglimento o di non luogo a procedere, e, nel caso di più sentenze di condanna o di proscioglimento, al tribunale o al magistrato di sorveglianza del luogo in cui fu pronunciata la sentenza divenuta irrevocabile per ultima”.

Nel caso in esame, il condannato è pacificamente residente in Germania, ed il criterio sussidiario del domicilio, che trova applicazione in mancanza di residenza anagrafica (Sez. 1, n. 22651 del 23/05/2012, dep. 11/06/2012, Rv. 253345; Sez. 1, n. 3303 del 30/05/1995, dep. 17/07/1995), non permette di radicare la competenza nel Tribunale di sorveglianza di Napoli ex art. 677 cod. proc. pen., atteso che, dalla stessa prospettazione del ricorso, emerge che il ricorrente vive a lavora stabilmente in Germania, e non ha quindi in Napoli “il luogo in cui (…) ha stabilito la sede principale dei suoi affari e interessi un centro di interessi” nel significato di cui all’art. 43 cod. civ., da intendersi implicitamente richiamato dall’art. 677 cod. proc. pen.

Si applica, pertanto, il criterio residuale previsto dall’ultimo periodo del comma 2 dell’art. 677 cod. proc. pen.  che radica la competenza nel “tribunale o magistrato di sorveglianza del luogo in cui fu pronunciata la sentenza”.