L’anonimizzazione delle decisioni della Cassazione civile e il progressivo affievolimento della gratuità della banca dati Italgiure (Luigi Di Prisco)

Un misterioso e pericoloso virus dell’”anonimizzazione”, delle sentenze e delle ordinanze civili, da inizio dicembre 2014 ha colpito inesorabilmente la Corte di cassazione civile e il relativo Centro elettronico di documentazione, la piattaforma di gestione Italgiure, sia in convenzione gratuita per avvocati di Cassa Forense e per tutti i cittadini attraverso il servizio Sentenzeweb, rendendo inaccessibili i provvedimenti. Ma è già stato trovato l’antidoto o vaccino: abbonarsi a pagamento per usufruire di un servizio gratuito!

Non sarà sfuggito a chi si occupa seriamente di diritto e, quindi non a chi, coma diceva il Calamandrei, dietro la maschera di ” giurista”, in verità è soltanto un ” commerciante o venditore di prodotti “, che le parti processuali nei giudizi civili innanzi alla Suprema Corte da primi giorni di dicembre 2024 abbiano in massa, tutti, indistintamente, chiesto l’oscuramento dei propri dati sensibili, a tutela della privacy.

Chi come avvocato utilizzava “gratuitamente” Italgiure, mediante la convenzione a suo tempo stipulata da Cassa Forense con il Ministero della Giustizia (giugno 2022: ministro Alfonso Bonafede e presidente Cassa Forense Nunzio Luciano) poteva accedere ai provvedimenti civili per esteso. Tuttavia, nelle ipotesi in cui una o entrambi le parti in causa avessero chiesto l’” oscuramento” dei dati sensibili, il provvedimento non era direttamente accessibile (almeno temporaneamente), e seppure ” pubblicato” recava la dicitura: ” La sentenza richiesta è in fase di oscuramento”.

Vabbè, ci si diceva, aspettiamo l’oscuramento, che sarà!  Oppure, è cosa da poco, quanto ci vorrà? e, invece, ignorando che esistono appositi software che ” oscurano i dati sensibili” automaticamente e immediatamente, purtroppo anche a distanza di anni i provvedimenti restavano ” oscurati”, ovvero in fase di oscuramento, e, quindi, praticamente ” inaccessibili”.

Tuttavia, stranamente, i siti delle maggiori case editrici giuridiche, quotidianamente e tempestivamente pubblicavano i provvedimenti in fase di oscuramento, commentavano, criticavano, elaboravano complesse esegesi. Questa strana ” evenienza, è già stata segnalata dall’avv. Riccardo Radi in suoi recenti e remoti post su Terzultima Fermata (cfr. 07.01.2025 e 23.06.2023).

Mutatis mutandis, la stessa cosa avveniva per chi, non avvocato, ma semplice cittadino, utilizzava gratuitamente il servizio sempre gestito per la Cassazione da Italgiure denominato SentenzeWeb (https://www.italgiure.giustizia.it/sncass/), la cui pagina iniziale ha cura di precisare che “L’apertura degli archivi delle sentenze civili e penali della Cassazione alla libera consultazione da parte del cittadino è coerente con l’obiettivo di rendere più trasparente e fruibile il servizio giustizia“.

Con pazienza si “tollerava”, accontentandosi del fatto che, comunque, la maggior parte dei provvedimenti erano usufruibili, mentre solo alcune decisioni erano in fase di oscuramento (anche se talvolta erano quelle più rilevanti dal punto di vista delle novità interpretative giuridiche).

Come detto nell’incipit, la situazione è divenuta epidemica agli inizi di dicembre 2024, perché tutti i provvedimenti (sentenze e ordinanze), tranne i decreti che vengono tutt’ora pubblicati senza l’oscuramento dei dati sensibili (per lo più irrilevanti da un punto di vista giuridico), risultano inaccessibili perché in fase di oscuramento.

Dopo la prima settimana mi sono chiesto (ci siamo chiesti): ma è possibile che tutti abbiano chiesto l’oscuramento? C’è qualche errore?

Pubblicai un post su LinkedIn sulla questione, alcuni colleghi mi consigliarono di chiedere informazioni e così feci.

Italgiure nella pagina iniziale informa che per le problematiche è istituito un help desk (attivo telefonicamente dal venerdì al lunedì dalle ore 08.00 alle 18,30 e il sabato dalle ore 09.00 alle ore 15,30 al numero + 39 06 6883 3943 o mediante e.mail: helpdesk.italgiure@giustizia.it).

Ho inviato diverse e.mail; il mio gestore di posta mi ha avvisato che i messaggi erano stati recapitati e visonati nella casella di posta ricevente: non ho avuta ancora alcuna risposta.

Ho chiamato diverse volte. Rispondono dipendenti che ” sembrano ” ignorare il problema, e ” sparano” giustificazioni inverosimili (del tipo: c’è carenza di personale, capita a fine anno, sino all’ammissione: io sono un tecnico e non so delle questioni giuridiche).

Sempre nella pagina iniziale di Italgiure, per gli avvocati in convenzione, è specificato che per ogni problematica bisogna contattare esclusivamente il Call Center di Cassa Forense al numero telefonico: 06 51435340. L’ho fatto: è peggio che andar di notte!

Non sono contro le case giuridiche ” a pagamento”, né con le stesse voglio polemizzare. Anzi, in Italia svolgono un ruolo essenziale al progresso della cultura giuridica. Ma il loro compito non è quello di vendere sentenze a pagamento, dopo averle acquistate dalla Cassazione, che dichiara di pubblicarle gratuitamente. Invero, giudici, avvocati, ricercatori di diritto, professori di diritto, attraverso i loro scritti, anche a commento delle decisioni, svolgono un ruolo essenziale ai fini della comprensione del diritto e del suo insegnamento. Opera pregevolissima svolta da autori che mettono a disposizione della comunità il loro sapere e esperienza, frutto di duro studio, che quindi è opera dell’ingegno ed è coperta da diritto d’autore e deve essere retribuita, anche lautamente, in relazione al pregio.

Ma non sono disposto a pagare un servizio (visione delle sentenze rese pubbliche) che è stato configurato gratuito.

Che senso e scopo ha questo mio intervento? Si apra un ampio dibattito tra coloro che condividono il mio pensiero e suggeriscano le iniziative perché sia garantito a tutti (avvocati e semplici cittadini) il libero accesso alla decisioni giurisdizionali, e non si pongano ostacoli giustificati da incoerenti e illogici motivi giuridici (tutela della privacy delle parti), ovvero tecnici (mancanza di personale, mole di lavoro, complessità delle procedure, perché esistono appositi software, anche di intelligenza artificiale).

2 commenti

  1. E’ una vergogna che il supremo organo di giustizia venda le sentenze alle Case editrici e le celi invece ai cittadini: non è previsto da qualche parte che le sentenze sono pronunciate in nome del popolo italiano ?

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    1. L’accesso alla banca dati Italgiure è in realtà regolamentato da atti normativi e la decisione di consentire l’accesso totalmente libero ad alcune categorie e a pagamento per altre è del legislatore, non certo della Corte di cassazione. Fatta questa premessa per amore di verità, resta il fatto che è una regolamentazione criticabile e non in linea con le linee guida europee (a questo link se volesse leggere: https://terzultimafermata.blog/2025/01/27/linee-guida-europee-contenenti-la-cornice-organizzativa-per-le-banche-giuridiche-online-redazione/ se volesse leggere). E resta anche il fatto che, se la giustizia è amministrata in nome del popolo, stride parecchio che il popolo debba pagare per leggere le sentenze emesse in suo nome.

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