La Cassazione sezione 2 con la sentenza numero 6214 del 14 febbraio 2025 ha stabilito che deve essere annullata la sentenza di applicazione della pena su richiesta delle parti laddove la struttura della procura, che non risulta specificamente ed esclusivamente diretta a consentire al difensore di concludere il procedimento con l’accesso al rito previsto dagli articoli 444 e seguenti Cpp, unitamente alle dichiarazioni rese dall’imputato in udienza, indicano che l’interessato non è stato posto nelle condizioni di scegliere consapevolmente il rito alternativo.
Nel caso esaminato il difensore munito di procura speciale, rilasciata dall’assistito mentre si trovava agli arresti domiciliari presentava istanza di patteggiamento accolta dal pubblico ministero.
All’udienza fissata davanti al Giudice delle indagini preliminari, l’imputato, dopo aver revocato il difensore, rilasciava spontanee dichiarazioni dove affermava di non aver ben compreso la scelta del rito in quanto non aveva rilasciato la procura firmandola e inviandola all’avvocato via email.
Il Giudice non teneva conto delle sue dichiarazioni ed emetteva sentenza.
La Suprema Corte nell’accogliere il ricorso dell’imputato ha ricordato che in tema di applicazione della pena su richiesta delle parti, la diversa volontà dell’imputato presente all’udienza in cui è formulata la richiesta prevale su quella manifestata dal difensore, seppur munito di procura speciale, Cassazione sezione 5 sentenza numero 41802/2022.
