Chi più chi meno, per scelta o per inevitabilità, la maggior parte di noi ha una dimensione social e in essa ci esprimiamo.
Partendo da questa premessa, abbiamo pensato che fosse interessante verificare le reazioni di un campione social alla forte opposizione dell’ANM verso la separazione delle carriere. Non è certo l’unico modo, e neanche il più attendibile, per testare la presa degli argomenti dei magistrati associati ma una sua utilità ce l’ha comunque.
Abbiamo scelto la comunità di LinkedIn, supponendo che sia quella più focalizzata su temi professionali e dalla quale ci si possono attendere commenti più asciutti e calibrati.
Ieri, 14 febbraio 2025, l’ANM ha pubblicato sul suo profilo un post per annunciare quanto segue: “Siamo lieti di poter incontrare il presidente del Consiglio il prossimo 5 marzo. A lei esporremo le ragioni della radicale contrarietà alla riforma costituzionale sulla separazione delle carriere. Siamo preoccupati e riteniamo che la salvaguardia della giurisdizione sia una assoluta emergenza per l’intera comunità nazionale”.
Comunicato secco, preciso, allarmato.
Vediamo adesso le reazioni.
29 persone si sono espresse con una delle icone disponibili.
Si contano 26 pollici in su, due mani che porgono una rosa e un lampadina accesa. Non male ma comunque pochine.
Tre persone si sono spinte a commentare.
Così GS, volontario della protezione civile: “Abbiamo una presidente del consiglio completamente inadeguata per il ruolo che ricopre, inutile incontrarla!”
Così RS, artista figurativo: “Una passeggiata a sprecare fiato. Magari poi ci scappa un po’ di shopping”.
E così infine GDV, senza qualifica: “..ma quanto sono altruisti questi magistrati!!”.
Non sembrerebbe una mobilitazione corale e neanche il suo inizio.
Avevamo già fatto in passato una verifica analoga: “Il cinguettio dell’ANM sulle intercettazioni e i commenti che sono seguiti” (consultabile a questo link).
Diverso l’argomento (la battaglia a favore delle intercettazioni da rafforzare piuttosto che allentare), diversa la comunità social scelta come campione (Twitter, allora si chiamava ancora così) e quindi anche diversa la sua composizione.
Praticamente uguali le reazioni.
Il tweet, pubblicato il 17 dicembre 2022, era questo: “L’importantissima indagine in Belgio si è giovata fortemente di #intercettazioni”. Lo ha detto il presidente dell’#ANM Giuseppe Santalucia, sottolineando che si tratta di una “pagina di cronaca che mostra come i controlli di legalità devono essere rafforzati, non allentati” (AGI)“.
Ed ecco i cinguettii di rimbalzo che erano seguiti fino al giorno successivo:
@MarazitiMassimo: “Certamente, ma le intercettazioni non sono state pubblicate sui giornali”.
@GiovanniG1950: “Ciò che manca a voi di @ANMagistrati è un organo di controllo extra e super partes che dia certezze dello svolgimento delle intercettazioni dall’inizio fino alla fine operazioni. Siete sempre stati un poco ballerini nell’uso dei risultati sia positivi che negativi”.
@marie_lefebvre: “Benissimo. Molto seri in Belgio a non farle pubblicare sui giornali”.
@santapace: “Fanno finta di non capire”.
@AlbertoGomiero: “Non sono mai state pubblicate”.
@Cavallazza: “Qualche azione sulle morti improvvise degli under 30 sani?”.
@MasciTini: “Siete senza vergogna”.
@RobertoMaggio64: “Ci voleva il Belgio per farvi muovere”.
@lagobrun0: “Insisto. Siete delle grandi facce di bronzo, sapete benissimo come vengono utilizzate le intercettazioni in Italia e come vengano passate dalle Procure alla stampa fiancheggiatrice perché ne celebri le imprese e distrugga l’immagine degli indagati”.
@censore1234: “Qualcuno ha letto le intercettazioni? Ovvio che no solo in Italia prima si pubblicano sui giornali amici e poi forse si arrestano un paio di persone e se ne sputtanano altre venti”.
Pochi commenti e, a parte quello di @Cavallazza, decisamente fuori contesto ma in ogni caso non classificabile come un estimatore, tutti gli altri erano piuttosto contrariati o addirittura ostili e in ogni caso increduli sulla genuinità e appropriatezza della protesta dell’ANM.
E allora delle due l’una: o l’ANM rivede le sue strategie comunicative o cambia i suoi contenuti, altro non sembra esserci.
