Più fuori, meno dentro: sì, ma cosa, detenuti o pacchi? (Vincenzo Giglio)

Un articolo di Raffaella Tallarico pubblicato il 5 febbraio 2025 su gNews, il quotidiano del Ministero della Giustizia, dall’ammiccante e compiaciuto titolo “Più fuori, meno dentro: i dati sull’esecuzione penale esterna” (a questo link per la consultazione) ci informa che “L’esecuzione penale esterna è ormai la risposta prevalente alla commissione di un reato. A evidenziarlo è l’ultima Relazione al Parlamento sull’amministrazione della giustizia. Ma a parlare sono i numeri.

Al 31 dicembre 2024 sono 93.880 le persone in misura alternativa alla detenzione, in messa alla prova o condannate a pena sostitutiva; 61.861 i detenuti. Complessivamente risultano in carico agli Uffici di esecuzione penale esterna (Uepe) oltre 100.000 persone.

La parte più consistente delle misure penali non detentive è occupata dall’affidamento in prova al servizio sociale, la messa alla prova e le diverse tipologie di lavoro di pubblica utilità (sostitutivo, per violazione del codice della strada e della legge sugli stupefacenti). Complessivamente, hanno avuto accesso a queste tre misure oltre 70mila persone (dati al 31 dicembre 2024)”.

È un’ottima notizia e come tale la accogliamo e la rilanciamo ai lettori.

Con due note a margine, tuttavia, non saremmo Terzultima Fermata se resistessimo alla tentazione.

La prima: saremmo stati ancora più contenti se le persone riunite sotto la voce “meno dentro” fossero meno ancora, tenuto conto che, sempre al 31 dicembre 2024, la disponibilità ufficiale di posti era di 51.312 che, per essere realistica, deve essere diminuita prudentemente di circa 5.000 unità.

La seconda: la foto che illustra l’articolo della Tallarico è molto simile a quella di questo post, in entrambi i casi un uomo che scarica pacchi da un furgone.

Ma davvero non c’era di meglio? E qualcuno si è posto il problema che non è il massimo associare i detenuti a pacchi da smistare?

No, nessuno a quanto pare, la sensibilità è merce avariata di questi tempi.