“Malfunzionamento dell’applicativo App”: la risposta del Ministero della Giustizia “Non siete capaci di farlo funzionare” (Riccardo Radi)

Il processo penale telematico non funziona perché i magistrati e i cancellieri non sono capaci di farlo funzionare, questa in sintesi la “verità” che trapela da via Arenula.

Siamo alle comiche, ma nella realtà c’è poco da ridere per gli avvocati e le parti dei processi che sono le uniche a dover sopportare una situazione imbarazzante, per usare un eufemismo.

A Roma, nel pomeriggio di ieri, dopo che numerosi magistrati e presidenti di sezione avevano tempestato di telefonate la Presidenza, il presidente facenti funzioni ha firmato un decreto che già dal titolo è eloquente: ”Malfunzionamento dell’applicativo App”.

La certificazione della debacle del processo penale telematico, la debacle amministrativa è messa nero su bianco dopo una mattinata di inferno nelle aule di Piazzale Clodio.

A Roma si derogherà all’utilizzo della app almeno per il mese di gennaio: “Considerato che si sono al momento riscontrate alcune criticità… con veri e propri blocchi e rallentamenti difficilmente compatibili con lo svolgimento ordinario dell’attività giudiziaria”.

Stessa situazione a Latina, Rieti, Siracusa Napoli e Milano dove il Presidente del tribunale ha prorogato fino al 31 marzo 2025 la possibilità di “redigere e depositare, anche con modalità analogiche” gli “atti, documenti, richieste” ritenendo l’app ministeriale – diventata obbligatoria da meno di una settimana – “non compatibile” con il processo penale telematico, per esempio a causa della “mancanza” e “inidoneità” di “modelli di atti” o la “impossibilità di sottoscrivere il verbale di udienza da parte del giudice”.

Criticità”, si legge nel provvedimento, che rischiano di “incidere in maniera significativa” su udienza preliminare e processi e “generare problematiche di natura informatica in grado di ripercuotersi sull’attività processuale e sul lavoro dei magistrati e del personale” con un “rallentamento delle risposte giudiziarie contrario anche al principio di celere definizione del procedimento penale”.

Certo che leggere che le criticità informatiche possono generare “problematiche al lavoro dei magistrati e del personale” senza che si spenda una parola sulle “vittime” della debacle è paradossale.

Le ripercussioni sono tutte sulle parti processuali a braccetto i loro avvocati.

A fronte di tutto questo da via Arenula rispondono che il ministero ha messo a disposizione dei magistrati italiani i dispositivi di firma digitale necessari per il processo penale telematico già da settembre del 2024Se il magistrato non attiva il dispositivo di firma digitale, come è suo preciso onere, non è un malfunzionamento imputabile al ministero.

La cosiddetta “profilatura” dell’utente è una procedura indispensabile per accedere ai sistemi informatici, che, come è ovvio, deve essere richiesta dall’utente al servizio assistenza. Se il magistrato non chiede la propria “profilatura” non può accedere al sistema informatico, perché non è riconosciuto dallo stesso

In conclusione, “non siamo di fronte a un malfunzionamento del sistema informatico, bensì a una mancanza organizzativa dell’utenteda Il Dubbio articolo di Valentina Stella:

Penale telematico sospeso in tre sedi, botta e risposta giudici-ministero

Quindi il caos è dovuto all’imperizia dei magistrati e del personale di cancelleria?