SentenzeWeb: “la sentenza richiesta è in fase di oscuramento” per anonimizzarla o per denari? (Riccardo Radi)

Come sanno tutti quelli che accedono al motore di ricerca “SentenzeWeb” della Corte di cassazione per la consultazione e lo studio, il servizio garantisce o meglio dovrebbe garantire la navigazione tra le sentenze emesse dalla Corte negli ultimi cinque anni.

Si legge sulla prima pagina di ingresso del portale che “L’apertura degli archivi delle sentenze civili e penali della Cassazione alla libera consultazione da parte del cittadino è coerente con l’obiettivo di rendere più trasparente e fruibile il servizio giustizia, perseguito nella realizzazione del nuovo sito”.

La prima cosa singolare che spesso appare nella fase della ricerca che molte sentenze non sono fruibili perché “in fase di valutazione oscuramento”.

Si può citare tra i tanti esempi Cassazione penale, Sez. 6^, sentenza n. 37116/2020, udienza del 18 dicembre 2020.

A quanto pare quattro anni non sono bastati per la valutazione.

Potrei portare altri esempi di sentenze ancora più datate.

Allora ci chiediamo se queste fasi di valutazione sono frasi in stile o veramente ci vogliono cinque anni per oscurare o meglio anonimizzare una sentenza?

La realtà è che tutti i provvedimenti andrebbero anonimizzati ma ciò non avviene quasi mai.

Infatti, basta avviare la consultazione e compaiono numerosissime sentenze con nominativi, luoghi e date di nascita degli imputati.

Pertanto, si possono consultare decisioni in cui sono visibili i nominativi dei ricorrenti imputati e quindi l’anonimizzazione, almeno in questo caso, sembrerebbe non essere più decisiva.

La seconda cosa singolare è che i tanti siti web che offrono informazioni e decisioni giudiziarie ai sottoscrittori di abbonamenti a pagamento continuano a disporre senza soluzione di continuità delle sentenze della Cassazione, giorno dopo giorno, che guarda caso sono sempre o quasi quelle in “valutazione di oscuramento”.

In assenza di spiegazioni da parte della Suprema Corte (non pretendiamo in persona della prima presidentessa, ci accontenteremmo di un qualsiasi funzionario di cancelleria) possiamo rispondere solo con congetture o peggio illazioni.

La congettura/illazione sulla contraddizione tra sentenze “in fase di valutazione di oscuramento” e decisioni con visibili i nominativi dei ricorrenti imputati si può trovare nel flusso continuo di sentenze in mano ai siti a pagamento è tripla:

1) questi siti, verosimilmente, pagano a loro volta l’abbonamento per avere accesso illimitato all’intera banca dati Italgiure Find e provvedono da se stessi all’anonimizzazione delle decisioni; hanno quindi diritto a scaricare tutto il materiale che vogliono e si servono legittimamente di questo diritto;

2) per l’amministrazione della Giustizia, a quanto pare, conta di più soddisfare l’esigenza della cerchia dei paganti piuttosto che quella di garantire effettivamente l’anonimizzazione dei dati per tutte le decisioni pubblicate;

3) comunque, permettere all’altra cerchia, ben più numerosa e significativa, dei cittadini (cioè il popolo nel cui nome – non lo si dimentichi – viene esercitata la giustizia) che vorrebbero essere informati delle decisioni prese dai loro delegati, cioè i giudici, e che invece sono considerati così trascurabili da non meritare neanche che dopo anni che le sentenze siano visibili e non rimangano beffardamente in “fase di valutazione per l’oscuramento

Saremo naturalmente felici se qualcuno qualificato ci dirà che stiamo prendendo una cantonata ma nel frattempo ci sentiamo legittimati ad esprimere le opinioni che avete appena letto.