Impugnazione telematica: il rispetto dei termini perentori e l’alea del portale (Riccardo Radi e Angelo Scuderi)

Ieri ho ricevuto un nuovo cliente che mi ha conferito mandato per l’impugnazione di una sentenza di primo grado, mentre parlavamo un brivido mi è corso sulla schiena … mentalmente ho pensato al termine per il deposito e all’alea dell’adempimento tramite portale telematico.

L’avvocato, ora, non ha solo l’impegno di studiarsi (spesso in tempi ristretti) approfonditamente le carte processuali e redigere l’atto di impugnazione ma ha l’obbligo di richiedere immediatamente l’abilitazione telematica.

Questa mattina sarà il primo adempimento della giornata lavorativa e poi sotto con lo studio del fascicolo e inizierò la redazione dell’atto di appello, ma come acutamente ha fatto osservare dal collega Angelo Scuderi : “Il nuovo Decreto del Ministero della Giustizia, n. 206/24, ha reso ancora piu’ ostica l’attuazione concreta del diritto ad impugnare; non si comprende come si possa pretendere l’obbligatorieta’ telematica, tramite PDP, dell’impugnazione ordinaria nonostante i “vecchi” fascicoli non siano stati ancora abilitati nel portale PST per ovvie ragioni organizzative; pretendere dai difensori che gli stessi, durante il decorrere del termine per impugnare, si adoperino anche per richiedere l’abilitazione telematica del fascicolo mette a rischio non soltanto la professionalita’ del difensore (che dovrebbe interessarsi di ben altro) ma anche e soprattutto il diritto di impugnazione che deve essere soggetto soltanto alla perentorieta’ del termine e non anche all’alea relativa alle evidenti criticita’ del telematico.

Per come e’ concepito ora il portale sarebbe meno rischioso affidare la trasmissione dell’appello al piccione viaggiatore la cui efficienza, quantomeno, e’ testata da anni!

Una riflessione che condivido e che mi rende perplesso sull’evoluzione in negativo della professione.

Un semplice adempimento di cancelleria, che ieri era di una banalità estrema, oggi mi fa venire i brividi sulla schiena.

Al Ministero della Giustizia non hanno in simpatia Confucio: “La vita è molto semplice, ma noi insistiamo col renderla complicata”.