Cassazione penale, Sez. 6^, sentenza n. 42311/2024, udienza del 15 ottobre 2024, ha chiarito che le accuse di reato rese dall’indagato a carico di terzi, nella consapevolezza della loro innocenza, non possono ritenersi scriminate dall’esercizio del diritto di difesa, ai sensi dell’art. 51 cod. pen.
Infatti, la mancata inclusione del delitto di calunnia nel novero di quelli previsti dall’art. 384, primo comma, cod. pen., che non prevede un’esimente ma soltanto una causa di esclusione della colpevolezza (così Sez. U, n. 10381 del 26/11/2020, dep. 2021, Fialova), implica necessariamente, ed a maggior ragione, che detta condotta non possa considerarsi giustificata dall’ordinamento, e quindi non antigiuridica, come accadrebbe se si ritenesse operante la scriminante dell’art. 51, cit. (così, tra le tante, Sez. 6, n. 48749 del 15/11/2023; Sez. 5, n. 38729 del 01/06/2023; Sez. 2, n. 17705 del 31/01/2022; Sez. 2, n. 14761 del 19/12/2017, dep. 2018).
