Il ricorso straordinario per errore di fatto non si applica all’ingiusta detenzione (Riccardo Radi)

La Cassazione sezione 3 con la sentenza numero 47594/2024 ha stabilito che non è esperibile il ricorso straordinario per errore materiale o di fatto (ex art. 625 bis cpp) avverso le pronunce della Suprema Corte in materia di ingiusta detenzione.

È risalente l’affermazione del principio secondo cui il ricorso straordinario, contenente richiesta di correzione dell’errore materiale o di fatto, può aver ad oggetto esclusivamente pronunce di condanna (Sez. Un. n. 16103 del 27/03/2002, Basile), dovendosi intendere con tale termine l’applicazione di una sanzione penale, secondo l’interpretazione logico-sistematica della norma, introdotta dal legislatore proprio al fine di eliminare errori di fatto verificatisi nel corso del giudizio di legittimità in danno del condannato (Sez. Un. n. 13199 del 21/07/2016, dep. 2017, Nunziata).

Pacifico, altresì, che le disposizioni di cui all’art. 625-bis cod. proc. pen. non sono suscettibili di applicazione analogica e non possono essere estese ai casi non espressamente previsti dalla legge (Sez. U, n. 16103 del 27/03/2002, Basile; Sez. U, n. 16104 del 27/03/2002, De Lorenzo).

In tale ottica, insistendo sulla natura derogatoria della disposizione recata dall’art. 625-bis cod. proc. pen., costituente un’evidente eccezione ad uno dei principi fondamentali dell’ordinamento processuale, e sul suo carattere tassativo, si è affermato che solo i provvedimenti che rendono definitiva una sentenza di condanna sono suscettibili di essere impugnati, dovendo intendersi per sentenze di condanna le pronunce del giudice di legittimità che rigettano o che dichiarano l’inammissibilità di ricorsi proposti contro sentenze di condanna (Sez. 5, n. 30373 del 16/06/2006, Rv. 235323).