Il 15 dicembre 2024 si è riunita l’assemblea straordinaria dell’Associazione nazionale magistrati (di seguito ANM).
Dopo lunghe ore di discussione ha approvato un documento cui ha dato un titolo quanto mai impegnativo: “In difesa della Costituzione”.
E’ allegato alla fine del post così che ogni lettore, volendo, possa farsi una sua opinione indipendente.
La stessa opinione indipendente desidero esprimere anch’io.
Gli assunti di fondo del documento
L’ANM si oppone fermamente alla ventilata riforma costituzionale dell’ordinamento giudiziario.
Afferma che per suo tramite si intende riformare non la giustizia ma la magistratura.
Si dice certa che dalla medesima riforma, considerata dal lato dei cittadini, verranno non benefici ma svantaggi: la giustizia non sarà né più veloce né più giusta, le garanzie e i diritti individuali saranno indeboliti, il pubblico ministero sarà isolato, perderà la sua funzione di garanzia e ne acquisirà una securitaria, e sarà esposto al rischio concreto di essere assoggettato al potere esecutivo, la magistratura intera perderà spazi di indipendenza, l’attuale assetto costituzionale e l’equilibrio tra i poteri dello Stato saranno stravolti.
Le iniziative programmate
Occorrono una mobilitazione culturale e una sensibilizzazione dell’opinione pubblica.
Si programma di promuoverle istituendo un comitato a difesa della Costituzione aperto all’avvocatura, all’università e alla società civile, organizzando una manifestazione nazionale dopo l’eventuale approvazione in prima lettura della proposta di riforma, svolgendo iniziative diffuse sul territorio, protestando in occasione della cerimonia inaugurale dell’anno giudiziario 2025, cooperando in sinergia con le altre magistrature, migliorando le strategie comunicative anche attraverso il ricorso ad esperti della comunicazione, coinvolgendo le istituzioni europee cui spetta i compito di monitorare l’indipendenza e l’autonomia della magistratura perché valutino l’opportunità di attivare eventuali procedure di infrazione nei confronti dell’Italia, indicendo una o più giornate di sciopero durante l’iter di discussione del disegno di legge costituzionale.
La mia opinione
Se è questo il programma sul quale l’ANM conta per opporsi con successo al progetto di riforma patrocinato dalla maggioranza politica al potere, direi che ha già perso.
Perso per reticenza o addirittura omissione, per presunzione ideologica, per incapacità di abbandonare schemi ormai logori e, ciò che più conta dopo tutto, per sconsiderata sopravvalutazione della propria forza.
Già il titolo del documento esprime praticamente tutti questi deficit.
La magistratura associata assume di agire a difesa della Costituzione e, poiché intende farlo contro un’iniziativa del Governo, afferma per ciò stesso che l’Esecutivo sta agendo contro la Costituzione.
È un’affermazione già debole in sé perché il suo fulcro poggia sulla cosiddetta separazione delle carriere che, al di là dell’opinione che se ne possa avere (e la mia, per quanto possa interessare, è di sostanziale inutilità della separazione), non è certo interdetta da alcuno dei principi che, secondo la visione condivisa dei più illustri costituzionalisti, compongono il “nucleo duro” della Costituzione e non sono materia disponibile per sue revisioni.
La stessa debolezza, per non dire incredibilità, caratterizza le previsioni cupe dell’ANM ove la riforma venisse attuata.
Da dove i magistrati associati ricavano la certezza dell’equazione PM separato = meno diritti e garanzie per i cittadini? Non lo dicono.
A quali evidenze hanno attinto per credere così convintamente nella funzione di garanzia del PM? Non lo dicono e neanche spiegano perché credono che al PM garante seguirà quello securitario.
Da dove ricavano che al PM separato seguirà a stretto giro quello assoggettato? Non dicono neanche questo.
Entrambe le asserzioni suonano quindi più come espedienti dialettici che come ipotesi razionali e credibili.
C’è però di più e peggio.
Dire che si agisce in difesa della Costituzione significa sentirsi legittimati a farlo e non solo per posizione funzionale ma anche, meglio ancora soprattutto, perché si è già dimostrato di saperlo e volerlo fare.
Ma – è questo il punto – non basta proclamarlo.
Significa farlo ogni giorno, in modo diffuso, impegnandosi a scorgere dietro ogni norma e farne emergere ognuno dei principi costituzionali per la cui attuazione è indispensabile l’opera della magistratura.
Significa dare senso e importanza al contraddittorio, ascoltare davvero le parti, avvertire la necessità di valorizzarne il contributo, smettere di considerare il tempo come un trascurabile dettaglio, coltivare il dubbio, emettere decisioni comprensibili e prevedibili e tarate realmente e strettamente su ciò che i processi hanno dimostrato, adottare ogni accorgimento per evitare errori e, se comunque compiuti, non negarli né nasconderli come polvere sotto il tappeto e neanche schifare occasioni pubbliche che li raccontino ai cittadini, allontanare dall’esercizio concreto delle funzioni ogni forma di comodo automatismo, ogni vigliaccheria o arroganza o dimostrazione di geometrica potenza, ogni compiacenza e ogni aggressività.
Significa ancora, passando agli interna corporis, destinare all’oblio le forme di consociativismo e collateralismo con questo o quel versante della politica, di protezione castale dei magistrati appartenenti alle cordate e di esclusione degli isolati (magistrati isolati ce ne sono già senza bisogno di aspettare la separazione delle carriere, sono tanti e sono quelli che ogni mattina, magari dopo avere scaricato la lavastoviglie e accompagnato i figli a scuola, vanno in ufficio e non hanno altra ambizione che fare il loro lavoro al meglio delle loro possibilità: basta questo per essere isolati o, fa lo stesso, irrilevanti).
Significa infine smetterla con quella curiosa credenza che vuole la magistratura, in particolare i suoi ottimati, depositaria unica del bene e avversaria unica del male.
Credo che, se la magistratura associata ammettesse questi gravi deficit e poi facesse la sua parte per venirne a capo, probabilmente uscirebbe dall’angolo o magari continuerebbe a starci ma con il rispetto, vero e non di facciata, dei cittadini.
Di certo non ne uscirà con comitati di scopo (cioè, con l’unico scopo di fare da grancassa al programma della magistratura associata), con manifestazioni di disturbo vario, cercando improbabili e comunque inutili sponde in istituzioni internazionali cui sarebbe assegnato lo stesso scopo dei comitati (anche gli equilibri e i rapporti di forza internazionali stanno cambiando eppure anche questo sfugge all’ANM).
E men che meno avvalendosi di esperti di comunicazione. Quelli, se proprio non potesse farne a meno, li ha già nelle sue fila, solo che continuerebbero a dire le uniche cose che sanno e hanno interesse a dire, esattamente le stesse che hanno contribuito non poco a creare il diaframma tra magistrati e cittadini che ora l’ANM si propone di colmare.
Magari mi sbaglio su tutto ma resta comunque questa la mia opinione.
