Il quotidiano La Stampa, (a questo link per la consultazione) ha pubblicato il 19 novembre 2024 un articolo dal titolo “Magistrati sul piede di guerra contro App, l’applicazione promossa dal ministero della Giustizia per gestire il processo penale telematico”.
Nell’articolo a proposito del processo penale telematico si legge che “l’allarme arriva dal Tribunale di Roma. Tempi lunghi e complessità: questo programma non funziona, dicono dai corridoi di piazzale Clodio. Decine di segnalazioni sono state inoltrate al Consiglio superiore della magistratura. Compresa una relazione di una ventina di pagine. La procedura 2.0 deve snellire i tempi della giustizia – tuonano – Non complicarci la vita. Il rischio è che tra meno di due mesi ci sia la paralisi degli uffici giudiziari”.
Abbiamo chiesto in proposito una riflessione al collega Giuseppe Campanelli.
Ci ha risposto così:
“Le ansie e le problematiche sollevate dalle varie componenti della magistratura non sono, contrariamente al proverbio, consolazione per gli avvocati. Tuttavia, illuminano una identità di percorso.
Ovvero la profonda inadeguatezza di chi ha pensato che fosse possibile gestire un sistema complicatissimo di interoperatività di sistemi informatici eterogenei di difficile assemblamento.
Un sistema che solo in apparenza mostra la finalità di accelerare i tempi ed aumentare la produttività mentre, in concreto è solo d’impaccio e crea ansie, ritardi e frustrazioni in tutti gli artefici del processo penale.
Un tratto comune emerge dagli allarmi lanciati dalla magistratura: neppure loro sono stati compulsati nella fase di impostazione del sistema. Si consideri solo che, per fare un paragone con la vita reale, è come se si fosse implementato un portale di vendite online senza preliminari ricerche di mercato.
Con la differenza che le parti processuali, nei rispettivi ruoli, non sono acquirenti o semplici fruitori, ma protagonisti che, inserendo contenuti, gestiscono e danno impulso.
Il portale è come un ragazzino obbediente, cui però debbono essere date le corrette istruzioni. Ovvero la multiforme varietà di casistica giudiziaria in cui si manifestano i singoli procedimenti penali.
Sembra che nessuno abbia chiesto niente alla “base” e che nessuno abbia fornito adeguate spiegazioni sulle concrete necessità gestionali ed operative del portale.
Non ci fa piacere che anche i magistrati si lamentino.
Il processo penale telematico è il futuro ma occorre che gli strumenti gestionale siano sia ben implementati. In difetto, sarà “processo penale psicopatico“.
