Il diluvio di nuovi reati: chi lo governerà? (Vincenzo Giglio)

L’iperattivismo penale del Governo Meloni

Sono passati poco più di due anni dall’insediamento del Governo Meloni.

Tra le varie caratteristiche della sua azione politica spicca l’iperattivismo in materia penale.

Che siano proposte di legge, decreti-legge, leggi, non si fa a tempo a dare un’occhiata, cercare di comprendere e commentare, che già nuove iniziative hanno preso il loro posto e conquistato il loro quarto d’ora di celebrità per poi lasciare il passo alle altre che seguiranno.

Un turbinio incessante e travolgente che non passa inosservato anche perché il suo scopo, all’opposto, è quello di essere notato e, sperabilmente, apprezzato.

Qualcuno si è preso la briga di tenere la conta dei risultati.

Tra questi c’è Ermes Antonucci, autore per Il Foglio dell’articolo “417 anni di carcere. La sbornia giustizialista del governo Meloni” (consultabile a questo link).

Secondo i suoi calcoli, aggiornati al 21 ottobre 2024 e quindi senza tener conto del DDL Sicurezza, nel suo primo biennio di attività l’Esecutivo in carica ha introdotto 48 nuovi reati ai quali si sono aggiunti numerosi aumenti di pena o nuove circostanze aggravanti per reati esistenti.

L’aumento del quantum complessivo di pena detentiva ammonta, secondo Antonucci, a 417 anni di carcere.

Quanto agli ambiti di intervento, così li descrive il giornalista: “l’elenco dei nuovi reati introdotti da allora è impressionante: rave illegali (fino a 6 anni di reclusione), morte e lesioni come conseguenza di delitti in materia di immigrazione clandestina (fino a 104 anni di reclusione), lesioni nei confronti di medici e operatori sanitari (fino a 5 anni), riproduzione abusiva di opere coperte da diritto d’autore (fino a 3 anni), incendio boschivo (fino a 3 anni), abbattimento di esemplari di orso bruno marsicano (fino a 2 anni), omicidio nautico, lesioni nautiche e violazioni del codice della nautica (fino a 76 anni), spaccio non occasionale di sostanze stupefacenti (fino a 5 anni), reato di “stesa” (fino a 8 anni), violazione degli ordini di protezione in caso di presunti abusi familiari (fino a 3 anni sei mesi), imbrattamento di teche e custodie che contengono opere d’arte nei musei (fino a 6 mesi), violazione delle disposizioni in materia di documentazione antimafia in caso di partecipazione ad appalti (fino a 6 anni), violenza o minaccia nei confronti del personale scolastico (fino a 4 anni), nuovi reati in materia di accessi abusivi a sistemi informatici e a informazioni relative alla sicurezza pubblica (fino a 138 anni), indebita destinazione di denaro o cose mobili (fino a 3 anni, ma fino a 4 se riguarda interessi finanziari dell’Unione europea), danneggiamento delle apparecchiature in uso nelle strutture sanitarie (fino a 5 anni), maternità surrogata all’estero (fino a 2 anni). Se a questi nuovi reati si aggiungono le norme che hanno aumentato le pene per vari reati si giunge al totale di 417 anni di carcere in più. Da avere le vertigini”. 

La “sanzionorrea” irrazionale: il caso dell’orso bruno marsicano tutelato e dell’orsa bruna trentina abbattuta

Un’orgia di punizioni alla quale si attaglia assai bene la definizione di “sanzionorrea” coniata da Gabrio Forti, in “La cura delle norme. Oltre la corruzione delle regole e dei saperi”.

Ma anche una tendenza così compulsiva da lambire, ed in alcuni casi abbracciare strettamente, l’irrazionale ed il ridicolo.

Così è avvenuto, in mezzo al resto, per la criminalizzazione delle condotte di abbattimento, cattura o detenzione di esemplari di orso bruno marsicano, oggi punite con l’arresto da sei mesi a due anni e l’ammenda da € 4.000 a € 10.000, introdotta dall’art. 6-bis, DL n. 105 del 10 agosto 2023, convertito con la L. n. 137/2023, che ha aggiunto la lettera c-bis all’art. 30, comma 1, L. n. 157/1992.

Utile sottolineare che il DL n. 105 era titolato “Disposizioni urgenti in materia di processo penale, di processo civile, di contrasto agli incendi boschivi, di recupero dalle tossicodipendenze, di salute e di cultura, nonché in materia di personale della magistratura e della pubblica amministrazione” con il che – direbbero in Cassazione – risulta dimostrato che l’orso bruno marsicano è spuntato come un ospite imprevisto.

E, in effetti, il suo inserimento è avvenuto in sede di conversione in virtù di un emendamento  presentato dal deputato abruzzese Nazario Pagano (Forza Italia) il quale lo ha così giustificato: “In accordo con il presidente della regione Abruzzo, dopo l’emozione suscitata dall’uccisione dell’orsa Amarena, ho quindi deciso di presentare la proposta emendativa in esame che volta ad aumentare le pene nel caso di abbattimento, cattura o detenzione di esemplari di orso bruno marsicano, introducendo questa sottospecie di orso bruno – che si ciba prevalentemente di miele e di ciliegie e che ha un carattere non aggressivo – come specie a sé stante tra quelle protette”.

Ci vuole fortuna nella vita: quella che non ha avuto l’orsa Kj1– bruna pure lei ma non marsicana – che è stata abbattuta per ordine di Maurizio Fugatti, presidente della provincia autonoma di Trento (Lega per Salvini premier).

Così Antonucci commenta la fattispecie di “orsicidio”: “Come dimenticare poi l’introduzione, il 10 agosto 2023, sempre con decreto (che, ricordiamo, dovrebbe essere adottato in casi straordinari di necessità e di urgenza), del reato di abbattimento o cattura di orso bruno marsicano. Il linguaggio giuridico in questo caso restituisce tutto il parossismo della vicenda: “Arresto da sei mesi a due anni e ammenda da euro 4.000 a euro 10.000 per chi abbatte, cattura o detiene esemplari di orso bruno marsicano (Ursus arctos marsicanus)”. Il reato venne introdotto sull’onda emotiva dell’uccisione dell’orsa Amarena (così venne chiamata), ammazzata a fucilate a San Benedetto dei Marsi, in Abruzzo. Si tratta probabilmente del caso più emblematico di impazzimento del populismo penale. Basti pensare che secondo l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) sono 161 le specie di animali a rischio estinzione in Italia; quindi, seguendo la logica panpenalistica nell’ordinamento penale bisognerebbe introdurre 161 reati autonomi a tutela di queste specie”.

L’eterogenesi dei fini

Dell’iperattivismo penale del Governo Meloni si è detto e sulle sue ragioni, insieme identitarie ed elettorali, sono stati spesi fiumi di parole che rendono inutile ogni ulteriore commento.

C’è tuttavia un tema che merita di essere discusso.

È notorio che in questo periodo i rapporti tra Esecutivo e magistratura sono ai minimi termini: il primo accusa la seconda di interferire indebitamente nell’azione di governo, la seconda accusa il primo di volere attentare all’autonomia e all’indipendenza che le sono costituzionalmente dovute, riducendola a un ruolo ancillare.

Stando così le cose – è questa la domanda – che succede se l’Esecutivo, con l’immancabile avallo del Parlamento, sforna a getto continuo nuove fattispecie incriminatrici ed aumenta la pena di fattispecie preesistenti?

Succede l’ovvio.

Sarà la magistratura penale, inquirente prima e giudicante dopo, a subirne l’impatto in termini organizzativi e di carichi complessivi di lavoro.

La prima e inevitabile conseguenza sarà l’aumento della discrezionalità di fatto nella scelta delle priorità: se non si può far tutto con le risorse a disposizione, bisogna necessariamente decidere cosa mandare avanti e cosa lasciare indietro. Non piacerà al Governo e neanche ai cittadini ma nessuno sembra preoccuparsene.

La seconda conseguenza, altrettanto scontata, è l’aumento dei poteri di intervento della magistratura, compresi quelli più incisivi sulla libertà personale e sulla riservatezza delle persone, negli ambiti che la politica – quella di ora e quella di sempre – considera di suo esclusivo appannaggio.

Riunioni pubbliche, immigrazione clandestina, traffico di stupefacenti, appalti pubblici, tanto per citare alcuni esempi tra i tanti, diventeranno più di prima ambiti condivisi e disputati: da un lato la politica che vuole importarvi l’attuale declinazione del binomio legge e ordine e della repressione di ogni divergenza e dall’altro la magistratura che ha il compito di interpretare ed applicare norme che in più di un caso appaiono, almeno prima facie, costituzionalmente e convenzionalmente disorientate. Nuove occasioni di conflitto e anatemi, nuovi rischi di sconfessione in sedi sovranazionali ma anche di questo non emerge una particolare consapevolezza.

Con l’aggiunta, per una parte e per l’altra, del sempre latente rischio di cedere alla tentazione di usare pro domo sua i rispettivi poteri e prerogative.

Le politiche criminali sono materia sensibilissima: facile cedere al loro fascino seduttivo di instrumenta regni ma altrettanto facile dimenticare che, passata l’ebbrezza del varo, la rotta della nave non sarà decisa da chi l’ha costruita.

2 commenti

  1. Capisco… propaganda politica per la sinistra ma con altri mezzi. Perchè l’Autore non confronta gli ultimi 20 anni? I paragoni sono impietosi lo so Cordialità

    Avv. Antonello Maria Giacobazzi Patrocinante in Cassazione

    Studio legale Giacobazzi Via Pier Paolo Pasolini n. 23 41123 Modena – I –

    Mobile +39.3493017041 Office +39.059237794 Telefax +39.0595968312

    C.F. GCBNNL70H13G942J P. IVA 02626370361 Codice destinatario: M5UXCR1

    https://studiolegalegiacobazzi.it https://studiolegalegiacobazzi.it/ http://www.blpartners.it http://www.blpartners.it/ https://www.willeague.com https://www.willeague.com/

    Le informazioni contenute in questo messaggio e gli eventuali allegati (il “Messaggio”) si intendono inviate a uno o più specifici destinatari. Il contenuto del Messaggio può essere confidenziale, riservato e comunque protetto dalla legge applicabile. Se non siete i destinatari del Messaggio, siete pregati di informare immediatamente il mittente, cancellate questo Messaggio, non rivelatelo, non distribuitelo né inoltratelo a terzi, non copiatelo né fatene alcun uso. Questo Messaggio ha natura legale e non personale. Pertanto le risposte inviate a seguito di questa comunicazione potranno essere conosciute nell’organizzazione di appartenenza del mittente nei limiti e secondo le regole fissate dallo studio, nel rispetto della vigente normativa e del disciplinare interno. Qualsiasi pubblicazione, utilizzo o diffusione, anche parziale di questo Messaggio deve essere preventivamente autorizzata. I messaggi di posta elettronica non sono sicuri e sono soggetti ad alterazioni, possono essere trasmettitori di Virus informatici o soggetti a ritardi nella distribuzione. Il mittente del Messaggio non può essere in alcun modo considerato responsabile per queste evenienze. Il mittente si riserva il diritto di archiviare, ritenere e controllare i messaggi di posta elettronica.

    The information contained in this electronic message and any attachments (the “Message”) is intended for one or more specific individuals or entities, and may be confidential, proprietary, privileged or otherwise protected by law. If you are not the intended recipient, please notify the sender immediately, delete the Message and do not disclose, distribute, or copy it to any third party or otherwise use the Message. The Message has legal character and not private and/or individual character. Your reply to the Message could be disclosed to the sender entity, according to and in respect of its internal rules, under the applicable laws, regulations or internal policies. Any publication, use or circulation of the Message, both total and partial, have to be previously authorized. Electronic messages are not secure or error free and can contain viruses or may be delayed, and the sender is not liable for any of these occurrences. The sender reserves the right to monitor, record and retain electronic messages.

    "Mi piace"

    1. Gentile Avvocato, è ovviamente libero di pensare ciò che vuole dell’articolo, anche di considerarlo propagandistico.
      Non nascondo ciò che del resto è ovvio: ho un’opinione critica delle politiche criminali dell’Esecutivo in carica e le ho espresse sia in questo post che in altri precedenti.
      Spero, tuttavia, vorrà concedermi che ho sempre argomentato la critica, indicando le ragioni che mi hanno indotto a muoverla.
      Spero anche che i non pochi post scritti da me o dall’Avvocato Radi in cui si parla di “passione punitiva” come di un fenomeno di lungo periodo cui hanno partecipato coalizioni di ogni colore politico, comprese quelle cosiddette progressiste (sono tutti negli archivi del blog, basta girare un po’ e li si trova), la inducano a riconsiderare l’accusa di propaganda.
      Cordiali saluti.

      "Mi piace"

I commenti sono chiusi.