La vicenda
La Presidente del Consiglio dei Ministri ha diffuso ieri su vari social lo stralcio di una mail scritta da un magistrato che la riguarda assai da vicino (a questo link per il post su LinkedIn).
Un redazionale, sempre di ieri, del quotidiano Il Corriere della Sera afferma che il magistrato in questione sarebbe MP, sostituto procuratore generale della Repubblica presso la Corte di cassazione, e mette anche a disposizione il testo integrale della mail “incriminata” che sarebbe stata inviata ad altri magistrati della corrente Magistratura Democratica (a questo link per la consultazione dell’articolo).
La mail
Ecco il testo integrale, così come diffuso dal Corriere della Sera:
“Indubbiamente l’attacco alla giurisdizione non è mai stato così forte, forse neppure ai tempi di Berlusconi. In ogni caso oggi è un attacco molto più pericoloso e insidioso per molte ragioni.
Innanzitutto perché Meloni non ha inchieste giudiziarie a suo carico e quindi non si muove per interessi personali ma per visioni politiche e questo la rende molto più forte. E rende anche molto più pericolosa la sua azione, avendo come obiettivo la riscrittura dell’intera giurisdizione e non semplicemente un salvacondotto.
In secondo luogo perché la magistratura è molto più divisa e debole rispetto ad allora. E isolata nella società. A questo dobbiamo assolutamente porre rimedio. Possiamo e dobbiamo farlo. Quanto meno dobbiamo provarci. Sull’isolamento sociale non abbiamo il controllo ma sul tema della compattezza interna possiamo averlo. Non è accettabile chinare le spalle ora o che qualcuno si ritagli uno spazio politico ai danni dell’intera magistratura.
In terzo luogo la compattezza e omogeneità di questa maggioranza è molto maggiore che nel passato e la forza politica che può esprimere è enorme e può davvero mettere in discussione un assetto costituzionale ribaltando principi cardine che consideravamo intangibili. Come corollario di questa condizione politica, anche l’accesso ad un informazione decente è ancora più difficile dell’era di Berlusconi.
Quindi il pericolo per una magistratura ed una giurisdizione davvero indipendente è altissimo. Dobbiamo essere uniti e parlare con chiarezza. Non dobbiamo fare opposizione politica ma dobbiamo difendere la giurisdizione e il diritto dei cittadini ad un giudice indipendente. Senza timidezze.
Dobbiamo pretendere che il Csm apra un dibattito al proprio interno e deliberi una reazione chiara e netta. Che anche l’Anm mostri il proprio approccio unitario e fermo. Ieri ho sentito un buon Santalucia, pacato ma piuttosto chiaro. Vorrei che si sentisse chiaramente che rappresenta tutta la magistratura.
Non possiamo fare molto ma essere uniti, tenere la schiena dritta e parlare con chiarezza questo sì”.
Le riflessioni
In punto di diffusione della mail
Si parla di una mail privata: è ignoto come sia diventata pubblica e non è un dettaglio di poco conto: per consolidata giurisprudenza, le mail scambiate tramite posta elettronica nell’ambito di una mailing list destinata ad una comunità delimitata e non a libero accesso, hanno la natura di comunicazioni private e godono quindi della tutela offerta dall’art. 15 Cost. Non è quindi un tema marginale né eccentrico: si discute della libertà inviolabile di corrispondenza e di comunicazione e dovrebbe stare a cuore a tutti, chiunque ne patisca la violazione.
In punto di contenuto
Chi l’ha scritta parla di un attacco alla giurisdizione, lo caratterizza in termini di pericolosità e insidiosità, lo attribuisce nominativamente alla Presidente del Consiglio e, infine, lo definisce come un programma di riscrittura dell’intera giurisdizione.
Ci sono estremi di reato in questa sequenza? Può essere qualificata come atto sovversivo o usurpativo o di vilipendio o cospirativo o minaccioso nei confronti di un corpo politico per impedirne o ostacolarne le attività o quantomeno come atto prodromico a una qualsiasi di queste finalità? Sembrerebbe piuttosto azzardato e di teoremi azzardati che si aggiungano ai tanti già sperimentati e naufragati non si sente davvero il bisogno.
Parla poi di cose da fare: recupero della compattezza e dell’unità della magistratura e azione di stimolo verso l’ANM e il CSM. Un invito alla guerra civile? Non sembra.
E di cose da non fare: no ad un’opposizione politica. Sbagliato? Non sembra.
E di scopi da raggiungere: difesa della giurisdizione e dell’indipendenza dei giudici. Qui parliamo dell’attuazione di un principio costituzionale e non si vede cosa dovrebbe esserci di sbagliato.
Poteva allora quel magistrato dire le cose che ha detto? Sì, poteva, ha un intelletto, una visione delle cose, dei valori e può esprimere liberamente il suo pensiero come chiunque altro, tanto più all’interno di una chat privata.
Per finire
Entro certi limiti, il rapporto tra il potere politico e quello giudiziario è necessariamente conflittuale, al primo spettando di governare il Paese, al secondo spettando il controllo sul rispetto delle regole: chi decide e chi controlla non sono fatti per amarsi.
Si ha tuttavia la sensazione che ormai da troppo tempo quei limiti fisiologici siano stati ampiamente travalicati: più spesso di quanto sia sopportabile, chi decide rivendica le mani libere e chi controlla ambisce ad attribuire al controllo tali latitudine e capillarità da trasformarsi anch’egli in decisore.
Nessuno dei due contendenti, poi, ama sentirsi censurare e men che meno è disposto a limitare il proprio raggio d’azione.
Entrambi, infine, proclamano convintamente di interpretare e difendere le giuste istanze del popolo e di farlo meglio di chiunque altro.
Nulla di nuovo sotto il sole, si potrebbe dire, se non fosse che si avverte un clima da resa dei conti che non promette nulla di buono e il cui effetto è spegnere le voci più pacate e dialoganti ed enfatizzare quelle più bellicose e massimaliste.
Bisogna fare attenzione.
