Nel complessivo degrado delle carceri italiane c’è anche il tema, sottaciuto, dei detenuti della fascia di età tra i 18 e i 25 anni ai quali, per precetto normativo, dovrebbe essere garantito un diverso percorso socializzante rispetto agli adulti e particolari attenzioni ai bisogni educativi così come previsto dalle attuali norme in vigore.
I detenuti “giovani adulti” si trovano sia negli istituti penali minorili e sia nelle strutture detentive per adulti ma nessuno ha contezza del loro numero complessivo e sul punto è stata presentata una interrogazione parlamentare al Ministro Nordio.
Nell’interrogazione del deputato Devis Dori si chiede:
“Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
col codice di procedura penale minorile, di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 448 del 1988, e le relative norme di attuazione, di cui al decreto legislativo n. 272 del 1989, la giustizia minorile ha realmente acquisito quel carattere di specialità e di attenzione ai bisogni educativi del minore che era l’obiettivo insito nella nascita dei tribunali per i minorenni, di cui al regio decreto-legge 20 luglio 1934, n. 1404;
dal 2003, a seguito della raccomandazione del Consiglio d’Europa REC (2003) 20, la fascia di intervento viene estesa ai maggiorenni fino al 21° anno di età, considerate le necessità educative e sociali specifiche diverse da quelle degli adulti;
con la legge n. 117 del 2014, di conversione con modificazioni del decreto-legge n. 92 del 2014, la fascia di età dei giovani adulti da 18-21 anni è stata estesa fino a 25;
il decreto legislativo n. 121 del 2 ottobre 2018, recante «Disciplina dell’esecuzione delle pene nei confronti dei condannati minorenni» ha di fatto confermato tale impianto;
nel primo semestre del 2024 in tutta Italia il numero complessivo dei minori e giovani adulti presenti nelle strutture residenziali della giustizia minorile sono cresciuti dai 1.444 di fine 2023 agli attuali i 1.589, con un incremento di 145 soggetti, corrispondente a circa il 10 per cento, situazione mai verificatasi in passato e decisamente abnorme rispetto a quanto si verificava negli anni scorsi;
i giovani adulti, in base al momento di commissione del reato e del loro percorso, potrebbero trovarsi sia negli istituti penali minorili sia nelle strutture detentive per adulti;
come appreso dall’interrogante, attualmente nella casa circondariale di Bergamo sono reclusi 45 giovani adulti, cioè con età tra i 18 e i 25 anni;
la convivenza dei giovani adulti con detenuti adulti è valutata negativamente dagli operatori perché compromette il loro percorso rieducativo, anche nell’ottica della riduzione della recidiva, nonostante gli sforzi educativi e formativi messi in atto;
sarebbe quantomeno necessario, ad avviso dell’interrogante, che fossero collocati in settori ad essi esclusivamente dedicati;
tuttavia, per la conformazione delle strutture non sempre è possibile o agevole –:
se il Ministro interrogato intenda indicare quanti giovani adulti, cioè detenuti fra i 18 e i 25 anni d’età, si trovino attualmente negli istituti penitenziari minorili e quanti invece nelle strutture carcerarie per adulti e, conseguentemente, se intenda indicare in quante strutture carcerarie per adulti siano presenti settori dedicati esclusivamente ai giovani adulti”.
Attendiamo la risposta, sicuramente illuminante, del Ministro della Giustizia e ne riparleremo.
